Scontri no Tav, Di Pietro e Vendola contro tutti E i manifestanti non si arrendono: "Torneremo"

Dopo gli scontri in Val di Susa, da Vendola e Di Pietro giungono parole di condanna per il governo e per l'azione degli agenti. Solidarietà invece per i manifestanti. Vendola: "Non si governa con i carri armati". Ma il Pd, e non solo, la pensano diversamente. Intanto i manifestanti no Tav non si arrendono: "Ci riprenderemo la Maddalena"

Scontri no Tav, Di Pietro e Vendola contro tutti
 
E i manifestanti non si arrendono: "Torneremo"

Sulla linea della Tav corre alta tensione. E non solo per gli scontri di ieri, che hanno portato allo sgombero dei manifestanti in Val di Susa e a un bilancio di un'ottantina tra feriti e contusi, per lo più forze dell'ordine impegnate contro il presidio di Chiomonte, la libera Repubblica della Maddalena. La tensione è presente nell'opposizione ed è incarnata principalmente in due personaggi: Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. Perché la notizia è che il leader di Sel e il suo omologo dell'Idv corrono su binari differenti rispetto al Pd, e non solo. Loro invece sono fermi a condannare i poliziotti, il governo, in nome del dialogo politically correct.   

"Le infrastrutture e l’intermodalità sono fondamentali per l’Italia. Ma riteniamo altrettanto fondamentale e prioritario che le infrastrutture non si costruiscano con il manganello", ha dichiarato Di Pietro, aggiungendo che "nella scelta tra fare le infrastrutture e farle a manganellate noi stiamo sempre senza se e senza ma dalla parte del rispetto dei diritti fondamentali delle persone. È chiaro che vorremmo che le infrastrutture si facessero ma preferiamo mille volte andare con il mulo piuttosto che con il manganello sulle teste dei cittadini". Nessun accenno però a quegli agenti che si sono visti tirare in faccia pietre o altri oggetti contundenti e alcuni dei quali ora si ritrovano in ospedale.

E passiamo poi a Vendola. Il suo partito, a poche ore dall'inizio degli scontri, ha lanciato "Fermatevi, un appello alle istituzioni e alla politica", i cui primi fimatari sono Paolo Beni, il prof. Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, il segretario della Fiom Maurizio Landini e altri professori e intellettuali. Nichi Vendola e i componenti della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà hanno deciso di sottoscriverlo, invitando i propri militanti e le altre forze politiche a fare lo stesso. "Non possiamo accettare che la linea ferrovia Torino-Lione venga derubricata a questione di mero ordine pubblico. Quando il dialogo lascia lo spazio all'uso della forza, la politica perde la sua autorevolezza, la sua funzione. L’uso della forza da parte del governo Berlusconi è il segnale di un arretramento inaccettabile rispetto all'esigenza della partecipazione democratica, ha comunicato Sel. 

E poi Vendola ha rincarato la dose rispondendo a Casini (contrario al blocco dei lavori) in questo modo: "Caro Casini, in Puglia abbiamo per mesi discusso con tutta le comunità territoriali, con le forze sociali e con le associazioni ecologiste del progetto del treno veloce tra Bari e Napoli. Abbiamo elaborato cioè un progetto condiviso. Non si governa con i carri armati e con la repressione. Si governa con la forza della persuasione e della condivisione".

Ma le posizioni del Pd sono completamente diverse risperto a quelle del duo Di Pietro-Vendola. "È giusto che lo Stato abbia fatto vedere che c’è. Non dimentichiamoci che dall’altraparte c’era chi aveva proclamato la libera Repubblica della Maddalena. Se fai una cosa del genere non puoi immaginare che lo Stato non riaffermi la propria presenza". Parole dell’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che poi rivendica il fatto che Bersani e il Pd sulla Tav "hanno tenuto una linea chiara", mentre "Vendola e Di Pietro scelgano tra la crescita o il ritorno all’Ottocento".

E altre parole di responsabilità sono giunte dal responsabile sicurezza e difesa del Pd, Emanuele Fiano. "Gli scontri dimostrano che non tutto il movimento No Tav è pacifico e se è assolutamente legittimo esprimere le proprie opinioni e manifestare per farle comprendere, altra cosa è aggredire con lanci di pietre e arrivare a ferire chi in quel contesto ha il compito di mantenere l'ordine. Gli agenti delle forze dell'ordine che sono lì per garantire l'esecuzione di un'opera pubblica decisa nelle sedi istituzionali democratiche, fanno il loro mestiere e difendono la legge e la Costituzione. Il dissenso è l'anima della democrazia, ma l'accettazione delle decisioni democraticamente prese lo è a pari titolo. Qualsiasi genere di violenza mescolata alla manifestazione di dissenso politico ci vedrà sempre fermamente contrari'', ha spiegato Fiano.

E il leader del Pd che dice? Bersani è d'accordo sul fatto di minimizzare l’impatto ambientale, ma dice no al blocco dei cantieri. E non manca di esprimere "molta amarezza" per il blitz, pur sottolineando "che nel movimento No Tav ci sono anche frange violente". Insomma, nel ragionamento del segretario del Pd non si può consentire che il processo decisionale venga bloccato da una frangia limitata di persone e l’azione delle forze dell’ordine deve "essere diretta a ridurre al massimo la portata degli incidenti".

Le forze dell'ordine "hanno agito in modo responsabile. Sono solidale con quanti sono stati oggetto di intimidazioni e violenze, che vanno sempre stigmatizzate. Apprezzo anche quanti, nel fronte No Tav, si sono adoperati per evitare l'aggravamento della situazione. Mi auguro che si possano superare rapidamente le tensioni". Queste invece le parole del sindaco di Torino, Piero Fassino, intervenendo in Consiglio comunale. "La cosiddetta sindrome Nimby" "sembra essere presente anche in questa situazione: non possiamo continuare a considerare ogni grande opera un rischio. Non posso pensare che millenni di accumulazione intellettuale su questo pianeta - ha concluso Fassino - non ci consentano di realizzare una ferrovia ad alta velocità che sia anche sicura".

"Di Pietro e Vendola non possono sostenere la guerriglia ad oltranza contro l’opera e gli operai". È quanto afferma Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani, dopo le reazioni ai disordini di ieri in Val di Susa. "La Tav sta diventando il pretesto per iperbole rivoluzionarie di ogni tipo, dal modello basco a quello resistenziali". Ed ancora: "Chi parla di nonviolenza, chi critica la violenza, non può accettare di avere accanto chi della violenza ne fa la prassi. Una cosa è circondare pacificamente i siti e lasciarsi portare via di peso, altra è preparare lo scontro con spranghe, vernici, estintori, fionde e sassi dietro le barricate.

Di Pietro e Vendola non possono dare sostegno a tutto ciò e devono dire, senza ambiguità, se sosterranno la guerriglia ad oltranza contro l’opera e i lavoratori dei cantieri". Ma la risposta sembra che l'abbiano già data...  

 
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