Se la periferia diventa scusa per giustificare la violenza

RomaIn coma dopo un banale diverbio nato mentre era in fila per acquistare un biglietto della metro. Maricica Hahaianu, romena di 32 anni, è in fin di vita a causa di un violento pugno sferrato da Alessio Burtone, un ventenne che ha sulle spalle una denuncia per lesioni. Ma a rischiare di uccidere la donna, infermiera in una clinica romana, potrebbe contribuire l’indifferenza della gente, un fiume di persone che per due minuti è passato accanto al corpo della poveretta, distesa esanime a terra, senza fermarsi o dare l’allarme.
Teatro della vicenda che ha dell’incredibile, la stazione romana di Anagnina, crocevia di molti stranieri, considerata per lungo tempo una sorta di «zona franca». Da un paio di anni è presidiata da tre militari e due carabinieri. Ma venerdì erano da un’altra parte rispetto a dove si è consumata la tragedia.
La telecamera a circuito chiuso della fermata della metro, però, ha ripreso tutto. La lite tra il giovane e la romena è iniziata mentre si trovavano di fronte al bar tabacchi che funge anche da biglietteria, per una questione di fila non rispettata. Burtone avrebbe lamentato che l’infermiera l’avrebbe superato. Secondo i testimoni i due si sarebbero lanciati reciproche offese. La discussione, che sembrava finita, si è riaccesa poco dopo nell’atrio, dove sono ripresi insulti e minacce.
Improvvisamente si vede dal filmato che il ragazzo butta a terra la giacca e colpisce l’antagonista al volto, facendola crollare a terra. «Nel video si nota chiaramente che è la donna a inseguire Alessio - sottolinea l’avvocato Fabrizio Gallo, difensore del ventenne -. Il mio assistito mi ha detto che gli ha rivolto parole offensive e lo ha provocato dicendogli “te la faccio pagare” e “ti faccio cadere quando arriva la metro”». Sta di fatto che Burtone, dopo aver messo ko la donna, raccoglie la giacca e si allontana come se niente fosse, lasciandola lì. Sfilano una decina di persone, studenti, uomini e donne, tutti indifferenti davanti alla tragedia che si sta consumando davanti ai loro occhi. Un’anziana, addirittura, camminando sfiora quel corpo, ma si limita ad abbassare lo sguardo. A interrompere quello strazio è un sottufficiale delle Capitaneria di porto che raggiunge l’aggressore, si qualifica, lo identifica e fa scattare la macchina dei soccorsi. Poi interviene anche un dipendente dell’Atac, che chiama carabinieri e vigili.
Maricica Hahaianu, trasportata d’urgenza al Policlinico Casilino, è stata sottoposta un’ora più tardi a intervento neurochirurgico per ridurre l’ematoma cerebrale. I medici l’hanno tenuta in coma farmacologico fino a ieri, ma le sue condizioni restano gravissime. Da mesi la romena lavorava come infermiera nella clinica fisiatrica Villa Fulvia, dove i colleghi la descrivono come una ragazza tranquilla, carina con i pazienti. In molti si chiedono cosa possa essere accaduto tra lei e quell’uomo per spingerla a reagire così. Anche Burtone, ora ai domiciliari con l’accusa di lesioni volontarie gravi, fino a ieri un giovane incensurato. «Solo qualche anno fa ha avuto una discussione con un coetaneo che lo aveva denunciato, ma che poi ha ritirato la denuncia perché era una sciocchezza - racconta Claudia, la sorella maggiore -. Ora è disperato, chiuso in casa continua a piangere. Quando ha colpito quella ragazza non credeva di poterle fare così male. Ha raccontato che lei gli ha sputato e lo minacciava di cavargli gli occhi. Lui si è impaurito, pensava che potesse avere qualcosa in borsa e si è ricordato di Vanessa Russo, quella ragazza uccisa dalla romena Doina Matei con un’ombrellata. Così ha reagito colpendola».

Il sindaco Gianni Alemanno ieri ha chiesto un riconoscimento per il sottufficiale della Capitaneria di porto e ha annunciato una denuncia per omissione di soccorso contro «quelli che hanno girato la testa dall’altra parte senza intervenire».

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