Sgarbi vuole intitolare una via a Dario Fo

Igor Principe

«Da quando me l'hanno detto, non mi fermo più. Ogni secondo mi viene in mente un nome nuovo». Vittorio Sgarbi non sta più nella pelle, e freme pensando alle reazioni che, come è facile immaginare, susciterà martedì 15, quando renderà pubblica l'ennesima idea per Milano: una nuova toponomastica. «Sarà una rivoluzione» dice, e gli occhi scintillano di ironia. Perché non si tratterà di intitolare vie ai gloriosi e recenti defunti della storia patria, ma anche a chi è vivo e in buona salute.
Tutto nasce dall'ammissibilità di una deroga alle disposizioni in materia. La regola di base stabilisce che per avere una strada dedicata la personalità di turno deve essere trapassata da almeno dieci anni. A meno che non si sia distinta per altissimi meriti scientifici, artistici o sociali. «Ho chiesto agli esperti in comune di farmi un esempio, e quando mi hanno detto "magari aver vinto un Nobel" mi sono illuminato», prosegue Sgarbi, e l'ironia si allarga in un sorriso, senza bisogno che sia lui a esplicitare il nome di Dario Fo. E il Nobel risponde a stretto giro di posta: «Sgarbi è imprevedibile - replica Fo un po’ divertito -. È un paradosso ma posso dire che mi andrebbe bene anche una via dell’estrema periferia». Cercare di capire se i milanesi diventeranno matti, privi delle certezze su via Broletto o piazza Cordusio, non è facile; Sgarbi non precisa se i vivi verranno eternati in nuove strade o addirittura sostituiranno le esistenti. Accanto a lui c'è un divertito Tony Renis, in visita a Palazzo Marino per un saluto.

E per parlare di Arcimboldi. «Mi ha suggerito un nome», dice Sgarbi. “Quel teatro deve essere valorizzato, e deve diventare la Carnegie Hall Italiana - aggiunge Renis -. Milano è la capitale della musica». Altre idee in vista.

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