Dunque Al Qaida non è invincibile. Resta pericolosa, ma subisce colpi e gli risulta sempre più difficile dirigere le operazioni complesse ed una struttura che funziona proprio perché è «distribuita». Leon Panetta, il Direttore della Cia, si guarda bene dall’usare toni trionfalistici o da promettere la cattura di Bin Laden e proprio per questo il suo «punto di situazione», come si usa dire nel gergo dell’intelligence è più credibile.
Al Qaida, muta, cambia metodi, strategia, cerca di utilizzare agenti operativi «puliti», che non siano incluse nelle liste dei sospettati, impiega sempre meglio internet, trova modi ingegnosi per finanziarsi. Però subisce una pressione costante, crescente, e l’iniziativa dell’avversario.
Muoiono o vengono catturati i leader terroristici più importanti, i capi militari. Sì, ci sono pronti rincalzi e nuovi volontari in quantità, ma non con la stesso carisma o capacità. La successione poi spesso è contrastata, al punto da portare a divisioni o addirittura a scontri a fuoco, come è avvenuto in Pakistan. I quadri di Al Qaida passano più tempo a cercare di sopravvivere o di difendere la propria sicurezza piuttosto che a guidare i propri uomini, preparare ed attuare operazioni. Muoversi, comunicare è sempre più complicato.
Intanto le operazioni controterrorismo sono più spregiudicate. In Afghanistan. In Yemen. In Somalia.
La Cia sta intensificando l’impiego dei velivoli senza pilota (Uav) per colpire con discrezione e precisione bersagli «paganti». Gli interventi di eliminazione sono in genere accuratamente preparati, anche per cercare di ridurre al minimo le vittime innocenti. Ma non ci si ferma anche se c’è un civile di mezzo. Recentemente gli Uav americani hanno cominciato ad attaccare i rifugi di Al Qaida anche nei centri urbani, facendo venire meno anche questa forma di protezione. E non mancano poi le operazioni effettuate a terra, da paramilitari o da contractors. O ancora da elementi locali contrari ad Al Qaida. Come accade da anni in Irak.
È una lotta senza esclusione di colpi, anche perché spesso si commettono errori clamorosi: ancora si stenta a credere come il «doppio traditore» che si è fatto saltare nella provincia di Khost il 30 dicembre abbia potuto decapitare i vertici locali della Cia, riuniti per parlare con il falso agente, dimenticando le più elementari misure di sicurezza. Per non dire del fallito attentato compiuto dal nigeriano che voleva far saltare un aereo in atterraggio a Detroit.
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