Sic, l’ultimo viaggio insieme al "fratellone" E Valentino non molla

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Sic, l’ultimo viaggio  insieme al "fratellone"  E Valentino non molla

Il Sic e il Vale. Sono vicini. Come sempre. Sono in volo dalla Malesia per chi scrive e sono appena atterrati a Roma per chi legge. Non fa differenza. Come non fanno differenza, ma fanno riflettere, le troppe code di guardoni sull’autostrada del web pronti a rallentare il traffico del dolore pur di osservare l’incidente sull’altra corsia e giudicarlo non tanto per la dinamica e le sue cause tecniche, quanto per scoprire se è stata proprio la moto del Vale a dare il colpo fatale. No, non si fa così, perché siamo innanzi a una tragedia umanamente senza colpe, una tragedia figlia di uno sport tanto affascinante quanto pericoloso, una tragedia che forse, sconvolti, ci è sfuggito che poteva essere ancor più devastante. Sarebbe bastato un niente per trovarci qui a parlare di Colin Edwards e del Vale in altro modo, ma il Dio dei motori li ha graziati.
E allora perché cercare il dettaglio del colpo fatale? Non bastava, nel rendere incredibilmente unico questo dramma, sapere che per Valentino il Sic «era un fratello minore». E sapere che si volevano bene? E che tutto ciò che li riguardava era allegro e scanzonato e che il fottuto destino, che domenica ne aveva incrociato le traiettorie, aveva curato ogni dettaglio, persino i punti in classifica: 139 per entrambi? Evidentemente non bastava. Ed ecco allora quel rincorrersi di dichiarazioni altrui o notizie non notizie su Rossi addirittura pronto al ritiro. Quasi non fosse abbastanza ovvio che dopo simili drammi una persona rifletta sul proprio futuro. Ma riflettere è una cosa, parlare di voci di ritiro un’altra. E così Valentino anziché avvolgersi solo nel dolore per Marco è stato costretto a smentire quelle inutili voci. L’ha fatto ieri tramite l’amico di una vita, Alessio Salucci detto Uccio, che su twitter ha scritto «dispiace che si diffondano voci false sulla sua voglia di mollare tutto, Valentino non sta pensando assolutamente di smettere... dobbiamo tornare a vincere adesso ancora di più».
Il Sic e il Vale. Sono vicini. Come sempre. Hanno viaggiato sullo stesso volo Malaysian Airlines decollato ieri pomeriggio da Kuala Lumpur e in arrivo stamane all’alba, a Fiumicino. Dall’aeroporto romano si dirigeranno verso le loro terre così fotocopia l’una dell’altra: Coriano vicino a Rimini il Sic; Tavullia vicino a Rimini il Vale. L’uno accompagnato da papà Paolo, dalla fidanzata Kate, diretto a casa dalla sorellina Martina, dodici anni, e da mamma Rossella. Una donna disperata e, raccontano in paese, capace però, con la dignità e il coraggio che solo le mamme sanno scovare, di far forza a chi la viene a trovare, «non piangetelo, non avrebbe voluto vedervi in lacrime» dice ai giovani amici di Marco. L’altro, il Vale, torna a casa in macchina con gli amici e confidenti, la sua tribù, Uccio, Davide, Alby, direzione Tavullia. E giovedì sarà ai funerali di Marco.
Se da una parte non si attendono sorprese dai risultati dell’autopsia effettuata ieri mattina, ora malese, (saranno comunicati alla famiglia solo fra un mese circa), continuano invece a far discutere le possibili cause dell’incidente. Marco una volta perso il controllo aveva scartato improvvisamente e in accelerazione verso destra. Uno scarto giudicato anomalo dagli esperti e che oltre a tirare pesantemente in ballo elettronica e gomme potrebbe essere stato innescato dall’estremo tentativo del campione di riprendere la moto. Simone Corsi, suo compagno ai tempi della Gilera, mentre il team di Marco annunciava che avrebbe saltato l’ultimo Gp, a Valencia, ha invece puntato il dito sui fattori tecnici: «Queste cose non succedevano quando correvamo con le moto 2 tempi. Con quelle a 4 tempi è più normale vedere moto che rientrano in pista... Anche in Moto2 c’è stato un episodio simile quando la moto di Joan Olivè, dopo una scivolata, è rientrata in traiettoria invece di finire fuori.

Con le 2 tempi, in caso di scivolata, le moto si spegnevano praticamente subito e poi erano più piccole. Le 4 tempi si appoggiano invece sui carter motore e le gomme molto larghe permettono alla ruota posteriore di continuare a spingere... Di sicuro qualcosa in più per la sicurezza va fatto».

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