Siena trema, poi rivede la serie A

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Stefano Tesi

da Siena

C’è voluto il gol segnato a 10 minuti dalla fine da Stefano Argilli, uno degli uomini-simbolo della squadra, venuto su tre stagioni fa direttamente dalla C1, per strappare il Siena dall’inferno della retrocessione in serie B e garantire una permanenza nella massima serie che sembrava ormai perduta al termine di una ripresa da incubo contro la già retrocessa, ma dignitosissima, Atalanta di Delio Rossi.
Erano bastati del resto pochi minuti per capire che, anche al di là dei risultati che venivano dagli altri campi, la partita non sarebbe stata una semplice formalità: troppo nervosi i padroni di casa, troppo abulici certi uomini-chiave (come Flo e Taddei) e troppa la pressione psicologica sugli uomini di De Canio.
In realtà i padroni di casa non avevano impiegato molto a raggiungere il vantaggio, grazie a un gran gol del solito Chiesa, che all’8’, imbeccato da Falsini, faceva secco di destro il portiere avversario dopo una bella serpentina sulla sinistra. Sembrava l’inizio di una goleada. E invece il Siena, complice anche il caldo, iniziava a giochicchiare tentando di addormentare la partita, evitando di cercare con maggiore determinazione la rete della sicurezza.
La musica, nonostante qualche pericoloso scricchiolio avvertito già sul finire del primo tempo, non cambiava nella ripresa, con l’Atalanta che prendeva coraggio e al 17’, Budan metteva facilmente la palla in rete sfruttando un colpevole rilassamento della difesa senese.
Sull’Artemio Franchi calava così un gelo che si trasformava in disperazione nel momento in cui, pochi minuti dopo, Tudor, piazzato a non più di tre metri dalla porta atalantina, calciava incredibilmente fuori un pallone che sembrava già in fondo alla porta. De Canio richiamava allora in panchina Taddei, beccato dal pubblico e protagonista di un litigio clamoroso con Tudor perchè aveva calciato fuori il pallone, sospendendo il gioco, avendo scorto l’atalantino Motta a terra.

Fair play al contrario La svolta avveniva al 35’: dopo una serie di batti e ribatti al limite dell’area bergamasca la palla arrivava ad Argilli che, in posizione da centravanti, la scagliava con una bella girata alle spalle di Calderoni.

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