Il sindaco chiude il primo round ma il braccio di ferro va avanti

Expo, la Moratti con i poteri speciali ora può condurre il gioco sui lavori. Il presidente della Regione nicchia mentre Podestà prova a mediare

Il sindaco chiude il primo round 
ma il braccio di ferro va avanti

Letizia Moratti ha vinto la partita ma il braccio di ferro sul sito dell’Expo non è finito. Le dichiarazioni ufficiali sono di grande distensione, con il sindaco che ringrazia «in maniera particolare» il presidente della Regione. Ma Roberto Formigoni, che al momento è dominus politico della Fondazione Fiera (soggetta alla vigilanza della Regione Lombardia), ancora non digerisce l’accordo sul diritto di superficie, che ha dovuto subire, in base al quale i privati mantengono la proprietà dell’area sulla quale saranno realizzati un miliardo di euro di investimenti. In pratica saranno famiglia Cabassi ma soprattutto la Fondazione Fiera del futuro ad avere i maggiori vantaggi per le aree sulle quali si edificherà dopo il 2017.
Il pallino dei lavori del sito di Expo 2015 (e delle opere connesse), grazie all’ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri, è in mano al sindaco e commissario, che adesso può contare su superpoteri che le consentono di risolvere la questione dei terreni, di accelerare appalti e lavori dell’Expo, dichiarato «grande evento». Il supercommissario Moratti potrà anche «accorciare» le procedure di valutazione di impatto ambientale: Via e Vas dureranno al massimo quarantacinque giorni, superando così la lunghezza delle procedure ordinarie.
Onori e oneri, perché ai superpoteri corrispondono super-responsabilità. La Moratti potrebbe usare i poteri anche per espropriare, ma durante il vertice ospitato nella sua casa milanese con Formigoni e con il presidente della Provincia, Guido Podestà, è passata la linea dell’accordo sui diritti di superficie. «Troppo tardi per l’esproprio» si sostiene sia da parte del sindaco che del presidente della Provincia.
A questo punto le competenze sul sito e le opere connesse di Expo 2015 sono in mano al commissario Letizia Moratti. Il governatore Formigoni è invece presidente del Tavolo Lombardia, che ha competenza sulle altre grandi infrastrutture che saranno realizzate in vista dell’Expo.
La ricostruzione del vertice notturno in casa Moratti è molto diversa. Podestà e Moratti parlano di un’intesa a tre, con una soluzione raggiunta «concordemente». Dal Pirellone si fa sapere che non è così e che Formigoni fino all’ultimo ha chiesto di costituire la newco, società che avrebbe consentito alla Regione di acquisire la proprietà delle aree, anche attraverso il ricorso all’esproprio.
Podestà ribadisce ancora una volta che la soluzione proposta dal presidente della Regione si è rivelata non percorribile. Anzi, lui e la Moratti hanno offerto a Formigoni altre ventiquattro ore di tempo per risolvere la questione. «Evidentemente non è riuscito a ottenere da parte dei privati una risposta positiva» osserva Podestà. La Regione insiste sull’avverbio «incondizionatamente»: sulla base dei pareri legali ha chiesto che i privati debbano cedere i terreni appunto «incondizionatamente», cioè gratis, e che l’accordo di programma non sia vincolato ma deciso in futuro.
Formigoni lascia intendere di non avere voglia di togliere le castagne dal fuoco alla Moratti davanti agli ostacoli che si presenteranno in corso d’opera.

«Tutti sanno qual è la proposta che ho portato avanti ma ho ritenuto di aderire alla strada indicata dal commissario» spiega senza troppo entusiasmo. Aggiunge: «Mi auguro a questo punto che i privati aderiscano alla proposta che verrà loro fatta e la questione possa essere sbloccata».

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