Dopo l'indecente cagnara di alcuni studenti rossi che ieri a Siena, al convegno di Liberal, hanno impedito di parlare al cardinal Ruini, il leader del centrosinistra Romano Prodi non può fare spallucce. Chi tace acconsente e il suo silenzio significa dare l'avallo a questo tipo di intimidazioni intolleranti che non si limitano a zittire e insultare gli avversari politici (e sarebbe già gravissimo), ma addirittura prendono di mira un prelato, il presidente dei vescovi italiani. Secondo le agenzie infatti l'aggressione verbale e l'«invasione» che ha costretto al silenzio il cardinale è stata organizzata da «varie formazioni politiche che fanno riferimento all'area della sinistra, tra le quali Udu-Unione degli universitari, Farfalle rosse, Giovani comunisti, Uds e anche Arcigay e Arcilesbica».
Se queste associazioni non smentiranno e non prenderanno le distanze, con una chiara condanna, si tratta di gruppi che a pieno titolo fanno parte del centrosinistra di Romano Prodi. Il quale ha così il dovere di chiedere formalmente scusa al cardinale Ruini e ha il dovere di condannare duramente quelle organizzazioni e questo raid. È comprensibile infatti che, in contesti politici, si possa manifestare il proprio dissenso anche vivacemente, ma è inaccettabile che si tenti di criminalizzare e togliere il diritto di parola a qualcuno come da tempo si fa con il cardinale Ruini che oltretutto non è un politico, ma un rappresentante della Chiesa, un'autorità morale.
Durante la campagna referendaria ci hanno provato i giornali, pressoché tutti, in plumbeo coro conformistico, con i politici della Sinistra e vari intellettuali i quali arrivavano a teorizzare che il diritto di parola in Italia è garantito a tutti - dalla Costituzione - eccetto ai cattolici. In questi giorni la brutta storia si è ripetuta dopo che il presidente della Cei ha espresso la posizione contraria della Chiesa ai Pacs, che invece Romano Prodi ha approvato. E proprio per questo pronunciamento della Cei si sono scatenati ieri i ragazzotti - conformisti e obbedienti come soldatini agli slogan della stampa - che hanno costretto al silenzio Ruini in una città dominata dal potere rosso.
In questi giorni dalla Sinistra, che si sente già in tasca il Paese, aumentano i segnali di arroganza e di intolleranza. Prodi deve spiegare al Paese cosa ci dobbiamo aspettare dall'arrivo al potere di una coalizione dove allignano ideologia e intolleranza in gran quantità, dove la «maggioranza azionaria» è composta da partiti comunisti e post comunisti, dove i cattolici che - come lui - fanno da foglia di fico a questa Sinistra fanatica e intollerante, non osano difendere neanche il diritto di parola del cardinale Ruini, cioè uno dei principali diritti garantiti dalla Costituzione della Repubblica italiana.
Certo, Prodi ormai da tempo non ha più nulla di riconoscibilmente cattolico nella sua militanza politica. Non c'è un contenuto, di quelli fondamentali che la Chiesa sottolinea, per il quale egli si sia distinto realmente dalla Sinistra comunista e post-comunista. La sete di potere, la smania di tornare a Palazzo Chigi - che lui vive anche con un senso di rivalsa personale - sembra indurlo a barattare i temi e i valori del mondo cattolico con l'appoggio alla sua candidatura dei comunisti e dei postcomunisti.
I quali non perdonano al cardinal Ruini di aver orientato, moralmente, la battaglia per i diritti umani nel recente referendum sulla legge 40, circostanza in cui il Paese ha inflitto una disfatta di dimensioni semplicemente eccezionali a tutto l'apparato mediatico, a tutto l'establishment e a tutta la Sinistra, comunista e radicale.
Dalla sconfitta elettorale del 2001 si è risvegliata una Sinistra estrema e intollerante (ricordiamo i fatti di Genova al G8 dell'estate 2001) da cui il centrosinistra non ha mai seriamente preso le distanze.
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