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Skinner, viaggio nella libertà dagli antichi greci alla Grecia

Si conclude un ampio progetto sulle diverse concezioni del rapporto tra potere e individuo

Skinner, viaggio nella libertà dagli antichi greci alla Grecia

Delle coincidenze è sempre bene sorridere. E così fa Quentin Skinner, chiamato a proporre nei saloni rinascimentali di Palazzo Corsini una lectio magistralis sul concetto di libertà proprio il giorno in cui il suo Paese (l'Inghilterra) festeggia gli ottocento anni della Magna Charta . Ai tempi dei monarchi assoluti, spiega l'illustre studioso già vincitore del Premio Balzan e accademico dei Lincei, era piuttosto semplice individuare chi aveva ricevuto in dono la libertà. «Questi era solo e soltanto il monarca - dice con un sottile ghigno ironico - perché in fin dei conti era l'unico a poter usufruire in pieno del potere legislativo e non solo. Aveva praticamente l'ultima parola su praticamente tutto». Magari la vita dei suoi sudditi poteva trascorrere, aggiunge Skinner, piacevolmente libera da restrizioni, ma a loro sarebbe sempre mancato il potere di modificare le regole comuni. Quindi la loro sarebbe sempre stata una libertà limitata. Da sempre il concetto di libertà è al centro delle ricerche di Skinner, da noi conosciuto soprattutto per i suoi studi su Thomas Hobbes e Machiavelli e per il fondamentale La libertà prima del liberalismo (Einaudi, 2001). E proprio l'originale contributo offerto su questo tema di filosofia politica dallo storico britannico gli è valso nel 2006 il Premio Balzan. Da quel premio (un contributo economico per una ricerca) è nato un progetto che ha coinvolto una trentina di ricercatori sparsi in tutta Europa. Lo scopo? Rilevare la centralità del concetto di libertà nel pensiero occidentale e i suoi riflessi nei diritti civili, politici e religiosi. «Mi interessava soprattutto spronare i miei ricercatori - spiega Skinner - a uscire dalla Storia e dalle pressioni ideologiche per ottenere un corretto approccio al concetto di libertà». E da poche settimane quel lavoro è stato raccolto in un volume pubblicato dalla Cambridge University Press con il titolo Freedom and the construction of Europe .

Per avere una così limpida visione delle cose bisogna, però, avere una dimestichezza assoluta con le basi del pensiero moderno. Da Hobbes a Marx, passando per Locke e Isaiah Berlin, Skinner sgrana con leggerezza tutte le tappe del pensiero occidentale sul tema della libertà per rendersi conto che sono ancora attuali i presupposti offerti dal Leviatano («prima sistematica teorizzazione del concetto di libertà»). «Come osserva acutamente Hobbes - spiega Skinner - la questione della libertà nella società moderna nasce solo se c'è il presupposto del potere». «D'altronde non è mai stato necessario - sorride - mettere una norma che vietasse di camminare sull'acqua». Prima di liberare la mente dei propri studenti da sovrastrutture e preconcetti ideologici, Skinner ha comunque ricordato loro i risultati più importanti ottenuti sullo studio della libertà. «John Stuart Mill, a esempio, è il primo ad aver capito che l'accettazione dei costumi sociali è in fin dei conti una autolimitazione delle proprie libertà». Sorvola sulla marxiana libertà come assenza di inibizioni ai desideri per approdare al pensiero di Hannah Arendt («La libertà è la politica»).

Resta indubbio, per Skinner, che il pensiero liberale è il più robusto strumento per riconoscere e difendere le prerogative dell'individuo, la sua volontà e la sua libertà d'azione, pur in società complesse come quella in cui ci troviamo a vivere. Dove, però, il concetto di libertà deve fare i conti con i suoi rapporti fin troppo vincolati dal potere economico. E qui Skinner ricorda en passant la stessa «questione femminile». In fondo, spiega, la storia del movimento di emancipazione femminile non è altro che una graduale conquista del potere economico da parte delle donne. Senza il quale la loro libertà non si sarebbe mai data. Lo studioso inglese riserva poco credito a tutti gli studi delle scienze umane che in questi ultimi decenni vedono nel mercato globale, nelle seduzioni della pubblicità, e nei vincoli e negli inganni del consumismo, un potere coercitivo. L'uomo, suggerisce, può sempre ribellarsi a questo. «Basta avere una mente limpida e una robusta indipendenza di giudizio». Magari non è così semplice, ma di certo non è un'impresa al di fuori della nostra portata. Più complessa resta invece la questione economica. Anche se i cinesi, magari quelli colti appartenenti alla classe agiata, liquidano con un'alzata di spalle la mancanza di libertà politica e si spingono a sostenere che la libertà economica è tutto, Skinner rivela che non si può prevedere dove porterà quel potere economico se il singolo non può partecipare attivamente alla produzione normativa. E il pensiero volge immediatamente al caso Grecia. «Non si può certo dire che manca democrazia in quel Paese - spiega Skinner - ma il pensiero che il destino dei greci sia nelle mani dei banchieri tedeschi la dice lunga sulla loro mancanza di libertà». Stessa cosa per le libertà religiose in Paesi a forte tradizione laica come la Francia. «Se un musulmano non è autorizzato a vestirsi come gli pare - spiega - vuol dire che le sue libertà religiose sono limitate, visto che il modo di vestirsi per i musulmani è parte integrante della loro pratica religiosa».

Insomma il lavoro appena concluso da Skinner con i suoi ricercatori non è un approdo definitivo. Più semplicemente una tappa importante. «Lo studio del concetto di libertà è inesauribile - conclude Skinner -.

Lo dimostra a esempio il mio approccio all'insegnamento. Ogni volta che inizio un corso chiedo agli studenti se è importante per loro il valore della libertà. Tutti alzano la mano. Salvo poi offrirmi, ognuno, un concetto affatto diverso».

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