Lo smog uccide ma non è mai stato così basso

Ventiquattr'ore fa eravamo sbigottiti leggendo i dati dello studio Ispra: 18 mesi in meno di vita per via dello smog, 200 morti all'anno in Lombardia a causa delle polveri sottili. Oggi c'è di che rallegrarsi: Milano? A Milano si continua a respirare meglio di anno in anno. In attesa di capire che faccia fare quando si parla di smog, sull'argomento bisognerebbe istituire la figura del conciliatore, ammesso che sia possibile conciliare questo genere di dati. Già perché di numeri si tratta e non di opinioni. Appunto. E proprio i dati sono andati ad estrapolare due studiosi Andrea Boitani, (docente in Cattolica oltre che consigliere economico del Ministro dei Trasporti e componente delle commissioni incaricate di predisporre il Piano Generale dei Trasporti 1999-2001) e Francesco Ramella ricercatore al Politecnico di Torino. L'aria a Milano è sempre più irrespirabile? Non è così. Per tutti gli inquinanti monitorati si è registrata negli ultimi decenni una progressiva riduzione dei livelli di concentrazione in atmosfera. A Milano tra il 1990 e il 2005: il biossido di zolfo è passato da 38 a 5 micro-g/m3 (-87%), il biossido di azoto è diminuito da 115 a 60 micro-g/m3 (-48%), l'ossido di carbonio è stato abbattuto da 3,9 a 1,3 micro-g/m3 (-67%), scrivono nel saggio «Inquinamento, se la diagnosi è sbagliata, la terapia non funziona». «Ancor più significativa è l'evoluzione nel lungo periodo della concentrazione delle polveri - si legge - a Milano oggi la concentrazione media di Pm10 è intorno ai 50 microgrammi per metro cubo; trent'anni fa le polveri totali (di cui il Pm10 rappresenta l'80-85 per cento) erano pari a circa 175 microgrammi per metro cubo e con una varianza molto maggiore di oggi». I dati sui quali si sono basati i due studiosi sono quelli dell'Arpa. Basta un colpo d'occhio al grafico dal 1977 ad oggi per vedere una curva costantemente in discesa di anno in anno: da 175 (media mensile di polveri nell'aria) ai 40-50 di oggi. Insomma non siamo sullo Stelvio, ma neanche in una ciminiera. «Sotto il profilo dell'inquinamento a Milano si sta nel complesso meglio, non peggio - spiega Andrea Boitani -. Il punto è che i limiti fissati dalla Unione Europea sono divenuti molto stringenti e Milano (come altre città italiane) fatica a rispettarli». L'inquinamento cittadino provoca bronchiti, allergie, ma «la possibilità che provochi un tumore al polmone è minima rispetto a quella del fumo di sigaretta. Pochi lo sanno, ma nell'arco alpino, ad esempio in Friuli, dove si fuma molto, l'incidenza del cancro al polmone è superiore a quella che si registra in città come Milano o Genova». Non solo. Secondo il dottor Aldo De Togni (Usl Ferrara): «una persona che respira per un anno lo smog di una città molto inquinata come Los Angeles inala la stessa quantità di inquinanti combusti che un fumatore introduce col fumo di 40 sigarette». L'inquinamento atmosferico, nel peggiore dei casi, sarebbe dunque paragonabile al fumo di una sigaretta ogni nove giorni. «Non vogliamo dire che l'inquinamento non abbia impatti negativi - continua il professore -Ci pare però utile presentare qualche altro parere». Ecco dunque quanto scriveva qualche anno fa l'Accademia Francese delle Scienze: se si paragonano le diverse Regioni della Francia si può riscontrare una forte correlazione fra la mortalità prematura e il consumo di alcol e di tabacco mentre non è possibile rilevare alcun impatto delle diverse forme di inquinamento sulla speranza di vita o sulla frequenza dei casi di cancro sia a scala nazionale che regionale.

In particolare, in Francia, non si registra alcuna correlazione fra la speranza di vita e l'inquinamento atmosferico. «Analoghe considerazioni - aggiungono i due studiosi - possono essere presumibilmente svolte anche nel nostro Paese».

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