
Gentile Direttore Feltri,
in questi giorni, in seguito alla morte del campione del mondo di pesi massimi George Foreman, si è tornati a parlare di boxe. Anche io ho fatto pugilato alcuni anni addietro, i danni che tale pratica ha comportato al mio corpo sono tanti. Per questo ho voluto che i miei figli stessero lontani da questa tipologia di sport, quella in cui si adoperano le mani per picchiare. Si dice che si tratti di sport nobili, che la violenza non c'entri nulla. Mi creda, sono sciocchezze. L'obiettivo è mettere ko l'avversario, fargli male, tanto male. E Dio solo sa quante ne ho prese e date. Se non è violenza questa Non volevo che i miei figli si approcciassero al prossimo in questo modo. Tanto più in un'epoca in cui rabbia e violenza sono in aumento. Ho forse sbagliato vietando ai miei ragazzi il pugilato?
Roberto Pastore
Caro Roberto,
la tua è stata la scelta di un padre saggio il quale non vuole per i suoi figli né che facciano del male agli altri né che le botte le prendano, finendo magari in ospedale. Bastano quelle che ci riserva la vita. Trovo anche io barbaro addestrare alla violenza, a picchiare, a vincere battendo al suolo l'avversario, il coetaneo che si ha davanti, senza che questi abbia colpe, giusto per affermarci su di lui, per il mero gusto di sopraffarlo. Possiamo metterci tutta la poesia possibile nel descrivere certi sport, ma, dal mio punto di vista, resteranno attività che poco hanno a che fare con i valori tipici dello sport e molto invece con la perversione, propria della persona umana, che ci conduce a provare piacere nel vedere l'altro soffrire e a sentirci forti mediante l'uso della vis fisica. Lo sport educa al rispetto dell'altro, alla condivisione, alla lealtà. Cosa c'è di lodevole nel malmenare colui che non ti ha fatto alcun torto, l'estraneo che sale sul ring per misurarsi con te a suon di pugni? Non lo comprendo. Io ho praticato per diversi anni scherma, competendo anche a livello nazionale. Ritengo che tale disciplina, in cui gli atleti non giungono mai a ledersi, a ferirsi, a danneggiarsi, possa essere considerata nobile, non di sicuro la boxe e affini. Nella scherma si vince con la testa più che con la forza. Il pugilato ha qualcosa di atavico e primitivo, ovvero di incivile, mi ricorda le lotte dei gladiatori, i quali morivano alla fine dello spettacolo, mentre il pubblico esultava. E mi ricorda anche un altro spettacolo mostruoso, la corrida, che tuttora è in voga in Spagna. Non importa che in questo caso a subire i colpi sia una bestia. Trattasi sempre di una creatura, di un essere vivente, davanti al cui dolore non è ammissibile godere.
Non hai sbagliato se hai fatto quello che la tua coscienza e il tuo cuore di padre ti hanno suggerito. La boxe può provocare il decesso e lesioni cerebrali croniche, tanto che i medici giudicano tale pratica inaccettabile, perché contraddice il fine perseguito dalla medicina, ossia quello di curare, guarire, prendersi cura dell'altro. Impressiona un dato statistico: si stima che il 90% dei pugili subirà una commozione cerebrale. Ne hai evitate di sicuro ai tuoi figli. Qualcuno potrebbe osservare che non sarebbe poi così grave una commozione cerebrale. Invece no, essa può presentare complicazioni, inoltre avrai sentito parlare della demenza da pugile. Essa consiste in una degenerazione progressiva delle cellule cerebrali a causa di ripetuti traumi cranici, come quelli che si incassano sul ring. Secondo la Cnn, dal 1890 al 2011 sono morti 1604 pugili, una media di 13 trapassi ogni anno.
Rottura del naso, della mandibola, delle costole, danni al fegato, allo stomaco, ai reni, ai polmoni, potrei continuare l'elenco degli infortuni più comuni per chi fa boxe.
Non penso che, a causa di questo impedimento, i tuoi ragazzi non abbiano potuto svolgere alcuna attività sportiva. Possono giocare a calcio, a pallacanestro, a pallavolo, fare nuoto, o equitazione, altro sport che ho amato e praticato per decenni e grazie al quale ho imparato a rispettare gli animali come pari.
Ebbene sì, insegnare a suonarle non mi pare essere molto educativo.
Trasmettere la legge della sopraffazione attraverso il ricorso alla forza bruta non è qualcosa di virtuoso o di cui andare fieri o di benefico per la società.Da padre e da nonno comprendo la tua decisione e l'approvo in pieno.
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