Il paradigma delle società sviluppate è abbastanza semplice e agisce su coordinate note. Il progresso della tecnica e della scienza e il fluire ininterrotto di capitali da una parte all'altra della Terra conducono l'uomo verso una completa emancipazione. Attuate queste premesse, le conclusioni paiono ancor più chiare: un nuovo modello di valori e di comportamenti che, dopo il declino delle credenze religiose, tratteggia il futuro sotto una luce sfolgorante. Una simile visione del mondo è seducente e offre l'illusione di poter affrancare la natura umana da ogni inquietudine. Tuttavia, a leggere bene, dietro questo sfolgorio di luce ci sono già i germi del decadimento: l'ideologia dei diritti porta infatti al crepuscolo dei doveri. Proprio in un tempo in cui la civiltà pone la libertà sul gradino più alto, le istituzioni, l'economia e le strutture tecno-industriali non fanno altro che limitare le nostre scelte perché tutto sembra essere ridotto a calcolo utilitario.
Marcello Veneziani tenta di ridefinire nel suo nuovo libro, La Cappa (Marsilio), le peculiarità del lungo processo di disincanto del mondo e di questa coltre invisibile che ci opprime di cui «avvertiamo il peso, anche se non ha fattezze e non ha confini». Cappa ineffabile e avvolgente che ci priva di ogni riferimento perché «occulta la bellezza, la grandezza, il simbolo, il mito, il sacro, il mondo reale» e sotto la quale «i pensieri si fanno rancidi e le idee appassiscono». Ineffabile e avvolgente, perché in questa realtà frammentata dove le identità si confondono, le differenze sono abolite per legge e ogni cosa si consuma, siamo finiti dentro tutti. Non fissando più il futuro con la medesima fiducia delle passate generazioni e avendo fatto a meno del passato, stiamo progressivamente cedendo il passo a una bislacca idea di eterno presente dove tutto è velocità, ma niente è radicato. Ciò nonostante, qui non ci sono poteri occulti, complotti o Bilderberg da scongiurare, perché è tutto sotto i nostri occhi. Ciò che viviamo è il paradigma fondativo delle società sviluppate. Un tempo, quando la politica prometteva rivoluzioni e aveva visioni del mondo, lo definivamo «sistema». E questo è appunto il «sistema» che governa il nostro tempo e di cui Veneziani tenta di squadernare i punti di appoggio mettendone in maiuscolo le divinità (Natura, Sesso, Salute, Sorveglianza, Bioliberismo, Pensiero Corretto).
Ognuna di esse lavora per lo svuotamento dei vecchi significati e l'attribuzione di nuovi in vista dell'adesione al canone dominante. La Natura è così sostituita dalla definizione asettica di «ambiente» che già allude di per sé a qualcosa di artefatto. Sull'ambiente si è costruito poi nel tempo un riduzionismo climatico sostenuto da un variegato fronte che va da Greta al Papa, a cui, peraltro, Veneziani addebita anche altre colpe: «La civiltà cristiana ha oggi tre nemici: l'invasione islamica, il materialismo ateo globale e la Chiesa di Bergoglio». C'è poi l'idiozia del sexually correct, il delirio della correttezza applicata alla sfera sessuale dove «tutto è visto in cagnesco, l'altro sesso è la bestia che insidia la tua dignità». Ma è un regime di restrizione e di intolleranza che si allarga in ogni campo, sperimentato soprattutto negli ultimi due anni quando, in nome della Salute e del pericolo, secondo Veneziani, si è revocata la libertà e sospesi diritti e democrazia.
Infine, la Sorveglianza, come forma di controllo anonima e neutrale regolata dall'algoritmo, sempre però all'interno di una visione generale della realtà e della famiglia che «come sono state finora intese, vissute e denominate, sono sbagliate e vanno quindi ridefinite e corrette».
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