È stato uno dei finalisti della prima edizione di “Amici di Maria De Filippi”, ha vinto il disco d'oro per il tormentone “Ma Dai” nel 2003, Andrea Cardillo è stato uno dei cantautori più amati della storia del talent show. Sono passati diciotto anni dal debutto di quello che poi sarebbe stato il talent più longevo d'Italia. Andrea continua a fare il musicista, con gli Audio Magazine da quindici anni gira l'Italia e ha composto - sempre con il gruppo - anche la colonna sonora del film “Beata ignoranza” di Massimiliano Bruno del 2017. Tra le sue passioni il video e il buon cibo (“ho fatto un corso di due anni per sommelier”) e il brasilian jiu jitsu (“faccio arti marziali da quando avevo sei anni“)
Riguardandoti indietro a quel lontano 2001, quando hai partecipato ad “Amici”, che impressioni hai?
“Una impressione di me pulita e forse anche troppo. Nel senso che forse ci sarebbe stato bisogno da parte mia di più furbizia per riuscire ad avvicinare le persone giuste, nel momento giusto. Comunque ricordo sempre col sorriso quell'esperienza e sicuramente - ieri come oggi – resto sempre ancorato all'idea di fare musica. Ho detto diversi no nel mio percorso come opinionista, a serie tv, ho rinunciato ai musical e a 'Un posto al sole'. Oggi direi di sì ma a progetti mirati”.
Se ti chiamassero per il Grande Fratello Vip, accetteresti?
“Mah non so, piuttosto direi di sì all'Isola dei Famosi perché c'è sempre qualcosa da fare, ci sono le prove settimanali, la quotidianità da gestire sull'Isola...”
Hai ancora il disco d'oro a casa per “Ma dai”?
“Certo! Ogni tanto lo guardo e vedo la faccia di me da bambino che sorride ed è sempre una bella soddisfazione”.
Senti ancora Valeria Monetti con cui hai duettato?
“Sono dieci anni che non ci sentiamo più. Le nostre vite hanno preso strade diverse”.
Sei rientrato nella scuola di “Amici” nel 2017, durante un appuntamento del pomeridiano. Cosa è successo?
“E' stato un grosso regalo di Maria De Filippi e della produttrice Sabina Gregoretti. C'era parte del gruppo del 2001 e mi hanno accolto con grandi sorrisi e molto calore. C'è stata anche un po' di commozione perché ci siamo ricordati tutti della prima edizione, quando eravamo ancora bambini”.
Consiglieresti ad un ragazzo di fare musica?
“Non gli direi di non fare un talent, anzi deve farlo per mostrare quello che sa fare, bisogna esprimere in qualsiasi modo il proprio talento. Anche se oggi le cose sono più facili perché ci sono i social e ti puoi fare ascoltare da moltissime persone. Me ne accorgo anche io usando Instagram o Facebook. Poi il mio consiglio è quello di fare anche qualche lavoretto per poter studiare musica. Infine girare l'Europa perché ci sono un sacco di cantanti, musicisti, autori pronti allo scambio culturale. Una grande occasione per arricchire il proprio bagaglio artistico”.
Una piccola curiosità: nel 2009 hai scritto per Franco Califano “Una donna”, cosa ricordi del maestro?
“Siamo stati insieme un paio di sere a cena. Mi sono divertito un sacco con lui, raccontava aneddoti pazzeschi della sua vita.
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