Anne Hathaway: "Recitare le favole di Lewis Carroll è un viaggio nella pazzia"

La star di Hollywood torna nei panni dell'eroina che protegge Alice nel Paese delle meraviglie. E questa volta il loro nemico è il tempo

Anne Hathaway: "Recitare le favole di Lewis Carroll è un viaggio nella pazzia"

Sei anni dopo l'Alice nel Paese delle Meraviglie di Tim Burton, Anne Hathaway torna a indossare i panni della Principessa Bianca nel sequel ispirato al romanzo di Lewis Carroll nel 1871, Alice attraverso lo Specchio, diretto questa volta dall'inglese James Bobin, mentre Burton ne ha fatto parte nella veste di produttore. La nuova Alice, ventenne interpretata ancora una volta da Mia Wasikowska , deve fare ora i conti con Tempo (Sacha Baron Cohen) in un viaggio inatteso che la metterà di fronte a nuove e sempre difficili prove da superare. Lo stesso viaggio però, ha dovuto farlo, nella realtà, anche l'ex star de Il Diavolo veste Prada.

Perché per un attore, interpretare un personaggio a distanza di anni è in fondo un viaggio nel tempo. Come racconta la Hathaway: «La cosa che più mi eccitava era la volontà di mettere in risalto come la Regina Bianca non fosse in realtà una ragazza perfetta. Nel primo film è così dolce e amorevole, in questo è costretta a mostrare tutta la sua umanità. Come tutti noi, ha un passato e a causa di questo passato si sente in colpa, prova vergogna, ha moltissimi rimpianti. Ero davvero in fibrillazione quando mi hanno detto che avrei dovuto mostrare questo suo aspetto. Anche perché alla fine, nonostante gli errori, tutti possono essere perdonati». Ma del resto quello della principessa o della regina è un ruolo che all'attrice calza a pennello, come già dimostrato in passato. Dice al Giornale: «Quando ho girato Pretty Princess e Principe Azzurro cercasi (dove interpretava la principessa Amelia «Mia» Thermopolis, ndr) tutti sostenevano che dovessi in qualche modo essere un modello per i ragazzi più giovani. Personalmente però, questa cosa non mi è mai passata per la testa, non m'interessa e non è il motivo per cui faccio film. Non voglio essere d'esempio, voglio fare buoni film. Voglio che le persone si sentano connesse con il mio lavoro, sia che vadano al cinema sia che si rilassino a casa sul divano con la famiglia». E nell'interpretare il ruolo di principessa contano molto anche gli abiti... Che nel film sono da mille e una notte.

«Penso - ci confida- che siano state le creazioni di Colleen Atwood (la costumista, tre volte premio Oscar, ndr) a dar vita al mio personaggio. L'abito non farà il monaco ma quando indossavo quegli abiti ariosi pensavo: Ah, eccola lì! La Principessa Bianca!».

Quanto al suo rapporto con i romanzi di Lewis Carroll è nato da adulta e in maniera molto matura e poco fiabesca. «L'ho letto tardi, dopo aver letto Lolita e dopo aver scoperto che Nabokov (l'autore di Lolita, ndr) si era ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie per scrivere il suo romanzo. Per questo ho deciso di leggerlo. La cosa che più mi ha colpito è stata la visione della pazzia che ha Carroll, la capacità di vedere il mondo in maniera leggermente diversa ma, nonostante questo, sentirsi connesso alla realtà. Mi sono sentita finalmente a casa, mentre prima di allora avevo come la sensazione di essere isolata». Sull'aspetto che più le piace di Alice attraverso lo Specchio che ha appena interpretato ha le idee molto chiare. E di nuovo privilegia l'aspetto meno favolistico di Carroll. «Ad un certo punto Alice si sveglia e si ritrova in un ospedale psichiatrico, quella scena mi ha fatto piangere. Si trova lì, sul quel lettino di un manicomio, solo per il fatto di avere una fervida immaginazione. Per calmarla, invece che darle ascolto, cercano di somministrarle dei farmaci. Lei non ci sta, combatte con l'infermiere incaricato della puntura riuscendo a vendicarsi. Sono molto orgogliosa che la Disney abbia il coraggio di fare delle scene di questo tipo».

E visto che nel film c'è una grande riflessione sul tempo che passa le abbiamo chiesto cosa vuol dire essere una donna a Hollywood e avere a che fare col tempo che corre. «Vuol dire sfatare una volta per tutte il mito della giovinezza. Non è vero che una donna invecchiando perda forza e bellezza.

Io mi sento molto più potente ora, con gli anni che passano che non a vent'anni. E sono stufa di essere costretta a dover pensare il contrario. Da sola, però, non posso cambiare le cose. Lo chiedo anche a voi giornalisti di aiutarci in questo senso».

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