Asia Argento: «Basta ruoli scontati meglio non recitare»

nostro inviato a Giffoni (Sa)

Dunque dimenticatevi quella Asia Argento. Ora è un'altra: «Da bambina volevo fare la scrittrice ma ho sempre lavorato, a parte da quando avevo 13 anni fino ai 16, poi ho ripreso a recitare con Michele Placido e via via con gli altri», dice lei parlando con i ragazzi del Giffoni Film Festival che l'hanno accolta con il rispetto deferente che si riserva a una diva.

Flash. Selfie. Autografi. E confidenze: «Quando si arriva a una certa età, bisogna capire che cosa si deve fare. E io ho deciso di smettere di recitare e difatti non recito più da due anni». Silenzio. Però, parlando poi a incontro finito, ha ammesso che «non è una decisione definitiva, non si può mai sapere che cosa accadrà in futuro. Però in tanti ruoli mi sono sentita una mestierante e quindi ho deciso di smettere. Quando è nata questa decisione? Fondamentalmente dopo che mi ha diretto Abel Ferrara in New Rose Hotel (1998 - ndr) ho imparato a liberarmi come attrice. Poi dopo aver diretto il mio primo film da regista ho capito che ero una mestierante. D'accordo che gli attori alla fine sono soltanto strumenti e io ho capito che non sceglievo la qualità ma altro». Spesso si rimane incatramati nello stesso ruolo: «Io avrò fatto la prostituta cinquanta volte - esagera - conosco tutte le variazioni sul tema. In più, quando si recitano sempre ruoli estremi, spesso è difficile tenere separati la dimensione artistica da quella privata». E quindi? «Quindi è meglio smettere di recitare: dopotutto il ruolo perfetto non esiste e io non ho mai lavorato per diventare ricca».

Asia Argento (che sul passaporto si chiama in realtà Aria) è molto più pacata, controlla la propria emotività con la consapevolezza di due maternità ed è meno zigzagante nelle riflessioni a ruota libera: «Sto lavorando a un nuovo progetto da oltre un anno. È qualcosa di sorprendente della quale ora non voglio parlare». Insomma, «mi ero costruita una gabbia, ma ho capito che non devo dimostrare nulla. Una volta pensavo di sì, ora proprio no». Quando parla, spesso il rossetto porpora delle labbra si distende in un sorriso sereno: «Non so suonare bene nessun strumento ma ho composto i temi del mio ultimo film Incompresa (con Gabriel Garko, Max Gazzè e Charlotte Gainsbourg del 2014 - ndr)».

E ora? «Guardo i film degli altri. Ad esempio a Cannes quello di Garrone è stato quello che mi è piaciuto di più tra gli italiani. Amo molto il suo cinema anche se, ricordate, fare film senza compromessi ormai è un miracolo».

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