Chissà se Agatha Christie, morta ottantacinquenne nel 1976, aveva mai fatto in tempo a vedere l'Assassinio sull'Orient Express di due anni prima, tratto da uno dei suoi più famosi romanzi e diretto da Sidney Lumet con un cast stellare. Un filmone molto fedele al libro, che ebbe un ottimo successo, e regalò un immeritatissimo Oscar alla grande Ingrid Bergman, nel grigio e defilato personaggio della mezza suora, svedese ovviamente, Greta Ohlson. Identico rispetto per la giallista inglese mostra il suo raffinato connazionale Kenneth Branagh, che, a distanza di quarantatré anni, ha rimesso in scena l'intricato plot, ambientato sempre nel 1935. Dunque, eccoci a Istanbul sul treno del titolo in partenza per Calais. Quanta bella e ricca gente nelle eleganti carrozze e che folta schiera di prestigiosi divi chiamati a impersonarli. Da Michelle Pfeiffer a Willem Dafoe, da Judi Dench a Penélope Cruz (nel ruolo, forzatamente spagnolo, che era stato della Bergman). Lo stesso Branagh, con clamorosi baffi posticci, succede ad Albert Finney come Hercule Poirot, il celebre, imbattibile investigatore belga, mentre al sussiegoso Johnny Depp toccano le coltellate mortali che nel '74 si beccava Richard Widmark. Tanto per gradire tra gli interpreti di allora c'erano anche Lauren Bacall, Sean Connery, John Gielgud, Vanessa Redgrave e Anthony Perkins. La storia, tutto sommato, è teoricamente semplice: quando il treno si ferma per una bufera di neve, si scopre che uno dei passeggeri, l'affarista americano Samuel Ratchett, è stato assassinato. Toh, il defunto viaggiava sotto falso nome: in realtà era il gangster italo-americano Cassetti, ritenuto il mandante, cinque anni prima, del rapimento e della morte della piccola Daisy Armstrong.
Chi ce l'aveva con quel losco figuro? Molti, anzi troppi, pensa e rivela Poirot, arrivando alla soluzione. Un bel thriller, fatto con il rimpianto, aristocratico vecchio stile, molto ben recitato, che piacerà anche a chi ricorda il sorprendente finale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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