Lo chiamavano Bulldozer, quando delle armi finte rischiarono di far saltare il film con Bud Spencer

Lo chiamavano Bulldozer è uno dei film più iconici di Bud Spencer: la lavorazione, però, rischiò di essere rallentata a causa di alcune armi finte portate sul set dallo scenografo

Lo chiamavano Bulldozer, quando delle armi finte rischiarono di far saltare il film con Bud Spencer

Lo chiamavano Bulldozer è il film del 1978 diretto da Michele Lupo che vede come protagonista Bud Spencer che va in onda questa sera alle 21.23 su Rete 4.

Lo chiamavano Bulldozer, la trama

Bulldozer (Bud Spencer) è un ex giocatore di football americano che, dopo aver scoperto che la maggior parte delle partite era truccata, decide di ritirarsi dallo sport, iniziando una vera e propria vita da vagabondo sul mare, improvvisandosi quasi pescatore di conchiglie. A causa di un danno al motore l'uomo è costretto a fermarsi al porto di Livorno, dove assiste allo scontro tra i militari della base Usa di Camp Darby guidati dal sergente Kempfer (Raimund Harmstorf) e alcuni giovani del luogo. Bulldozer decide di non rimanersene con le mani in mano e interviene, mettendo in ridicolo sia i soldati americani sia il sergente, che con Bulldozer aveva già un conto aperto. Kempfer, infatti, aveva perso molti soldi proprio a causa dell'ex giocatore di football. Gli americani, allora, cominciano a fare veri e propri atti di bullismo contro i ragazzi che Bulldozer aveva salvato, ma anche contro l'uomo stesso, impedendogli anche di comprare il pezzo di ricambio della barca di cui Bulldozer ha bisogno per poter riprendere il mare. Tuttavia, quando uno dei ragazzi viene aggredito per colpa sua, Bulldozer decide di accettare l'offerta dei ragazzi e allenarli in vista di una partita di football proprio contro i soldati di Kempfer.

Quando il film rischiò di essere fermato per un arresto

Lo chiamavano Bulldozer è un film che si inserisce senza sforzo nella lunga e prolifica carriera di Bud Spencer, richiamando l'empatia del pubblico su un protagonista molto forte fisicamente e in grado di fare la differenza in una rissa, caratterizzato però da un cuore molto buono e valori morali davvero irreprensibili. Un po' come si vedrà anche nel film Bomber - che uscirà al cinema nel 1982 -, in Lo chiamavano Bulldozer il protagonista è un uomo che vive volontariamente isolato, un lupo solitario che viene spinto, quasi per sbaglio, a unirsi a delle querelle che parrebbero non riguardarlo, ma che invece hanno molti legami con il suo passato e che lo mettono contro un personaggio di provenienza statunitense. Lo chiamavano Bulldozer fu un progetto che Bud Spencer amò moltissimo: ne scrisse la colonna sonora, eseguita poi dagli Oliver Onions e si innamorò così profondamente del litorale pisano che, secondo quanto riportato da Noi Degli 8090 finì col comprare una casa proprio in zona.

Tuttavia, secondo un'intervista rilasciata dall'attore Giovanni Vettorazzo - che nel film interpretava il personaggio di Spitz - la lavorazione del film rischiò di essere ritardata quando lo scenografo della pellicola rischiò un arresto per possesso di armi. L'attore, infatti, ha raccontato: "Lo scenografo del film, l'art director che si chiamava Walter Patriarca e che era un grande scenografo italiano, quel giorno veniva da Roma, era andato all'attrezzeria di tutte le cose che ci sono nel cinema. Portò un carico di mitra Thompson, finti ovviamente, fucili Garand finti, non funzionanti, per le comparse, perché servivano per gli americani, perché c'era questa base americana nel film.

Lo presero a un posto di blocco e a momenti gli sparano, nel senso che lui scese con le mani in alto dicendo: 'ho una macchina carica di armi, non sparatemi, cioè sono finte.' Cose allucinanti." Fortunamente l'incomprensione venne subito risolta e Lo chiamavano Bulldozer poté proseguire le riprese, diventano uno dei titoli più iconici della filmografia di Bud Spencer.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica