Se Napoli uguale Gomorra, Roma uguale periferia degradata, quanto a immaginario collettivo. Così il quartiere capitolino Bastogi, anche oggetto del docufilm Residence Bastoggi, con due «g» come si pronuncia in romanesco, diventa il luogo dell'anima dove un Romeo e una Giulietta contemporanei si aggirano, nel divertente film di Riccardo Milani Come un gatto in tangenziale (dal 28 al cinema). Il titolo allude alla sorte che può avere un micio a zig zag tra la auto in corsa. Vita breve, cioè, esattamente come di corta durata potrebbe rivelarsi la storia d'amore tra due adolescenti di provenienza diversa: Alessio, il fidanzatino, vive in borgata e sembra cafonissimo. Tra l'altro, suo padre, parrucchiere con tatuato sul collo «damoce n tajo» (Claudio Amendola), sta in galera, mentre sua madre, ex-cassiera ormai licenziata (Paola Cortellesi), campa come può. Agnese, invece, la fidanzatina, se la gode in una sontuosa casa di Roma Nord, in Prati, anche troppo coccolata da un padre intellettuale, interpretato da un Antonio Albanese in splendida forma. Quanto potrà durare un amore divaricato da differenze sociali abissali? Poco: quanto la vita di un gatto in tangenziale. Sono costanti, però, i momenti comici che il tandem Albanese-Cortellesi, già in sodalizio ridanciano nella commedia Mamma o papà?, regalano dentro a un racconto ironico, scandito da sguardi e gestualità ben sincronizzati.
«Con Paola abbiamo trovato un'intesa di sguardi e gestualità che si traducono in comicità. Mi spaventa che gli italiani stiano perdendo la loro storica ironia, forse l'umorismo non può sempre trovare soluzioni, ma può dare una mano a sostenere il tema», riflette Albanese, pensando a eventuali risentimenti stile lotta di classe. Per fortuna qui c'è Franca Leosini, in figura e in video, a mettere d'accordo coatti e signori: le sue Storie maledette piacciono ai poveri e ai ricchi, pare.
Al regista, anche marito di Paola Cortellesi, l'idea d'uno scontro coatti-radical chic è venuta da uno spunto personale. «Anni fa, mia figlia di quattordici anni mi raccontò della sua prima storia d'amore e di questo ragazzo che abitava a Bastogi. Così feci come fa il personaggio interpretato da Albanese: cominciai a seguirli e, per la prima volta, vidi veramente com'era quel quartiere», spiega Milani.
E come accade in ogni commedia, quando l'ex cassiera e l'intellettuale, genitori preoccupati per opposti motivi, s'incontreranno mentre pedinano i rispettivi figli, ne accadranno delle belle. Ma chi ha detto che una burina, frequentatrice dei multiplex caciaroni, non possa aprirsi ai film armeni d'essai, tanto amati dall'impegnato papà di Alessio? «Abbiamo preso il pretesto di questi due ragazzi, per far incontrare due persone che, per destino, non avrebbero dovuto incontrarsi. Io sono cresciuta a Massimina, borgata di Roma. Mi reputo con orgoglio una borgatara. Quando, negli Ottanta/Novanta, Bastogi e altri quartieri venivano considerati fortini-ghetto, la Massimina aveva molti problemi, ma non era vissuta come pericolosa. Crescere in un posto come quello mi ha fortificata», spiega la Cortellesi, che firma la sceneggiatura insieme al marito, a Furio Andreotti e a Giulia Calenda, figlia di Cristina Comencini e sorella del ministro.
Un'altra simpatica presenza, in questa commedia dal sapore verdoniano, è quella di Sonia Bergamasco, «starring» l'ex- moglie snob di Albanese: una finta bionda che si ostina a parlare francese, anche se è nata a Porta Romana.
Al di là dell'ironia, le periferie delle grandi metropoli sono, diventate polveriere e la Cortellesi riflette: «Volevamo raccontare come, a volte, un certo tipo di disillusione delle persone che vivono con grande difficoltà, le porta a vivere avulse da ogni impegno pubblico e interesse. Il mio personaggio dice che è tutto un magna magna».
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