Alla fine gli opposti si attraggono. Stasera su Iris andranno in onda La Corazzata Potëmkin e Ottobre, insomma uno dopo l'altro i due film che meglio simboleggiano, a cento anni di distanza, il significato della Rivoluzione Russa anche nelle arti figurative. Entrambi diretti da Sergej Ejzenstejn, uno dei registi più influenti di sempre. Poi però domani sempre Iris trasmetterà Il secondo tragico Fantozzi di Luciano Salce, che fotografa in modo paradossale, nella memorabile scena dei 92 minuti di applausi, il «topos» che La corazzata rappresentava nella storia del cinema. Le opere impegnate. La propaganda politica e il cinema d'essai da apprezzare pena l'inevitabile emarginazione. In poche parole, Iris fa combaciare due estremi che sostanzialmente rappresentano la bipolarità del cinema e, per ciò stesso, la sua capacità di risorgere continuamente da se stesso. Due sere consecutive, tre film, una sorta di percorso storico politico e culturale. Quando Ugo Fantozzi sale sul palchetto del temibile professor Guidobaldo Maria Riccardelli ed esplode nel memorabile «è una cagata pazzesca», la Corazzata Potëmkin (proiettato nel 1926 ma ambientato nel 1905 al tempo della prima rivoluzione russa) era così intoccabile nel mondo culturale che Villaggio decise di cambiare il nome del film (La corazzata Kotiomkin) e del regista (diventato Einstein). Non fu possibile neppure avere le immagini originali del film, tanto che Salce dovette girare la scena della scalinata di Odessa (quella dell'«occhio della madre») sulla Scalea Zevi davanti alla Galleria d'Arte Moderna di Roma per poi «invecchiarla» ad arte le immagini. In pratica, quel film era avvolto dal mito e l'impatto, anche culturale, della battuta di Fantozzi fu epocale e segnò una svolta. Il mezzo secolo esatto che separa la prima proiezione pubblica dell'«immortale capolavoro» di Ejzenstejn e la scena del ragioniere che ne dissacra il mito è il periodo nel quale il cinema ebbe, per ogni area politica, una evidente valenza propagandistica. Non a caso, sia La corazzata che Ottobre avevano lo scopo di celebrare il mito comunista e la sua Rivoluzione, e difatti furono finanziati dal regime senza badare a spese. Ora metterli insieme e poi simbolicamente confrontarli è un modo completo per rendere il significato di un'opera a tutto tondo.
Tra l'altro, e questo la dice lunga, i due film del regista di Riga non sono mai stati programmati in fasce orarie «accettabili» da nessuna televisione in chiaro. E l'accostamento con il secondo capitolo di Fantozzi ne suggella in modo originale il valore, e anche i «tragici» limiti.
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