Diffidate dei processi mediatici

Un saggio per distinguere l'informazione dalla gogna giornalistica

Giovanni Terzi

È di queste ultime settimane l'accusa di Fiorello alla televisione per l'eccessivo spazio dato alla cronaca nera. L'argomento è importante anche perché spesso la cronaca nera è narrata nelle televisioni generaliste in fasce di utenza protetta. Ci viene in questo senso in aiuto il libro di Vittoriana Abate, inviata di punta di Porta a Porta, e Cataldo Calabretta, avvocato e docente universitario, Il ragionevole sospetto (Imprimatur, pagg. 144, Euro 14). È questo un testo importante perché scritto da due persone che vivono quotidianamente la cronaca ma la approcciano con una attenzione particolare. Da una parte l'avvocato Cataldo Calabretta docente all'Università di Cosenza e dall'altra Vittoriana Abate da sempre inviata e giornalista di Porta a Porta; due professionisti seri che si pongono quotidianamente il tema della narrazione dei fatti di cronaca in televisione.

Si parla in questo libro della differenza sostanziale e non formale tra informazione, ossia diritto di cronaca, e processo mediatico. Se da una parte l'informazione è importante e spesso decisiva anche nel coadiuvare e spronare indagini che talvolta vengono trascurate, dall'altra il processo mediatico e sommario che spesso attiene alla morale e non alla concretezza degli avvenimenti risulta deleterio.

Si parla nel libro di tre verità quella storica, quella processuale e quella mediatica che spesso si trovano in grande contraddizione facendo scaturire confusione e spesso mala informazione. Sono all'ordine del giorno errori giudiziari che coinvolgono persone comuni che però si sono già trovate nel tritacarne mediatico dal quale, anche e nonostante l'assoluzione, non riescono più ad uscire.

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