"E siamo ancora qua... Ad affrontare i guai a colpi di vero rock"

L'artista ritorna con un singolo che anticipa il nuovo disco "suonato tutto per davvero"

"E siamo ancora qua... Ad affrontare i guai  a colpi di vero rock"

Ce ne fossero altri come Vasco: frontali, poetici, visionari. Ieri ha presentato il brano che esce oggi, intitolato Siamo qui come il nuovo disco atteso a metà novembre, ma ha parlato di tutto come fanno i veri artisti: senza filtri. I no vax. I toni della politica. Le nuove tendenze musicali, citando Nietzsche, Heidegger e pure il filosofo sudcoreano Byung-chul Han. Piaccia o no, ha confermato perché è il numero uno e forse anche l'ultimo dei mohicani in una riserva musicale sempre più votata al conformismo e alla sudditanza verso i social: «Ho iniziato con i social perché vedevo che li usavano i ragazzini, ma ora mi fermo a Instagram e non passerò a Tik Tok, basta». Idee chiare.

In Vita spericolata canta di «ognuno a rincorrere i suoi guai». Ora nel nuovo brano Siamo qui lamenta che siamo «pieni di guai».

«Avrebbe dovuto essere anche il titolo completo del disco, Siamo qui pieni di guai. All'inizio sognavo una vita piena di guai, poi li ho avuti». (sorride - ndr)

I guai sono una pertinenza della libertà.

«Quando sento urlare libertà libertà mi sembra di capire che sia libertà di fare quel cazzo che ti pare. Ma quella non è libertà, è caos. Negli anni Settanta ce lo avevamo ben presente e non mi sarei mai aspettato che quarant'anni dopo si sarebbe ritornati così indietro nelle conquiste sociali».

E lei?

«E io sono deluso perché doveva andare in un altro modo. Ma se sono ancora vivo io, c'è speranza per tutti...».

Il nuovo disco si apre con la potentissima Undicesimo comandamento. Intanto, lei ha rispettato i dieci comandamenti?

«Credo di non averli rispettati tutti, ho peccato...».

Qual è l'undicesimo comandamento?

«Me lo aspetto dai populisti. Vedo politicanti irresponsabili che per qualche voto in più sono disposti a qualsiasi cosa, in America, in Europa e in Italia. Penso alle destre estremiste e pericolose».

Si riferisce a frange extraparlamentari come Forza Nuova?

«Anche i toni di Meloni e Salvini sono divisivi, anche loro seminano odio per avere consensi».

I No Vax?

«Non puoi convincerli, loro hanno bisogno di pensare al complotto. Se ho mal di gola io prendo un analgesico, non chiedo consigli a un cretino su Facebook».

Prima del loro esordio a Sanremo, lei ha segnalato i Maneskin.

«Poi li ho visti sul palco e mi sono piaciuti moltissimo».

E chi altro della nuova generazione di eroi pop?

«Beh mi piace Madame che canta con tutta se stessa. E anche Blanco».

Tra pop e influencer il confine è sempre più labile.

«Diciamo che io sono l'unico influencer che lo fa gratis. Ad esempio Sfera Ebbasta ogni giorno lancia un vestito o altro e nessuno ha nulla da obiettare. Pensate che cosa sarebbe successo se io negli anni Ottanta avessi fatto la pubblicità dei Pavesini... L'inferno».

Ma gli artisti influenzano davvero i giovani?

No, li fotografano e basta. Se fossi capace di influenzare la gente, la influenzerei come voglio io».

Quando Vasco o qualsiasi altro artista esprime un opinione, la risposta populista è sempre la solita: pensa a cantare.

«Esprimo le mie idee. In fondo pago le tasse, tutte le tasse, non come qualcuno che vive a Montecarlo e poi viene a farsi curare in Italia...»

Com'è il nuovo disco?

«È un album in direzione ostinata e contraria. È classic rock e tutte le canzoni sono suonate con strumenti veri a differenza di quasi tutte le produzioni di oggi. Tutte belle, molte fantastiche, ma mai suonate. Insomma è completamente diverso dalle cose che si sentono in giro».

Ad esempio?

«Sento questi nuovi cantanti con tutte queste vocine e mi chiedo se bisogna essere così per piacere alle ragazze... (sorride - ndr). Sia chiaro: ho il massimo rispetto per le donne eh».

Userebbe l'autotune, l'effetto che trasforma le voci dei rapper?

«Volevo usarlo, ma mi hanno detto che sono troppo intonato...».

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