Enrico Groppali, critico teatrale rigoroso e gentile

Enrico Groppali, critico teatrale rigoroso e gentile

Aveva ereditato una scrivania piuttosto scomoda Enrico Groppali, scomparso nei giorni scorsi dopo un'inesorabile malattia. Basti dire che prima di lui al Giornale la critica teatrale era stata affidata a Gastone Geron, tra i massimi esperti di Goldoni, non per niente anch'egli veneziano, e al milanese Umberto Simonetta, poliedrico come pochi, tanto da essere, tra l'altro, lo spiritoso paroliere di un giovane Giorgio Gaber. Anche Groppali, nato a Cremona nel 1948, aveva abbinato, come i suoi due illustri predecessori, l'attività di critico con quella di scrittore. Portando più volte in scena le sue stesse opere, opportunamente adattate. È il caso di Piazzale Loreto, dove l'incontro tra un assassino e un'affittacamere nel giorno dell'esposizione dei cadaveri di Mussolini e della Petacci si trasforma in un macabro esercizio di cinismo. Oppure del meno crudele, ma altrettanto sottile Vedove nere. Sono rimasti invece solo in libreria altre opere degne almeno di una citazione, come Il diavolo è femmina, Hermann Hesse nei ricordi del suo medico, Cavalli bizzosi in mare aperto e Rossella Falk, l'ultima diva, che, come indica il perentorio sottotitolo, era l'attrice più stimata da Groppali.

Al pari di altri colleghi, era stato anche traduttore (Shakespeare, Schiller e Sartre), conoscendo alla perfezione l'inglese, il tedesco e il francese. Per diventare poi drammaturgo (Hotel des ames, Don Sand DonJuan, A Mosca cieca, Misteri e Billy Bud). Ma la sua vena, brillante e sarcastica, aveva trovato risalto soprattutto nella critica di quel teatro che è stato l'amore della sua vita. Sempre rispettato e spesso temuto, era capace di mettere teoricamente a repentaglio anche un'amicizia di lunga data pur di far pervenire al pubblico il suo insindacabile giudizio.

Cosa mai per altro avvenuta, a detta degli stessi teatranti da lui scrupolosamente esaminati nel corso degli anni. Merito di una fiducia conquistata con rigore e passione. Oltre che di un animo gentile e in fondo generoso.

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