La favola di Brizzi sull'Italia ai tempi della crisi

«Poveri ma ricchi», con De Sica e Brignano, racconta di una famiglia che vince 100 milioni

La favola di Brizzi sull'Italia ai tempi della crisi

Guai a chiamarlo cinepanettone, il nuovo film di Natale di Fausto Brizzi (dal 15 dicembre), che nel nobiliare Palazzo Brancaccio, sul colle Oppio, gira le ultime scene di Poveri ma ricchi. Questa commedia corale, ideata per un target 8-80 anni e popolata dai più bei nomi della comicità italiana, proprio per fare centro a Natale, doveva intitolarsi I ricchi non friggono, visto l'orrore degli abbienti per la frittura. Ma poi, per questa favola comica si è deciso un richiamo più immediato alla commedia anni Sessanta.

«È dai tempi di Alberto Sordi che povertà e cafoneria non vanno in scena», spiega Brizzi, che qui cita platealmente Le vacanze intelligenti di Sordi, oltre a Miseria e nobiltà di Mario Mattoli. Eppure, la fonte primaria è il film francese Les Tuche, successo d'Oltralpe dov'è di scena una famiglia di burini arricchiti. Nella versione italiana, sotto le volte barocche della storica dimora a un passo dalla via Merulana del Pasticciaccio gaddiano, Christian De Sica fa il capostipite della famiglia Tucci, che colpita da improvvisa fortuna (una vincita di 100 milioni e tutto cambia) lascia il paesello laziale d'origine, Terrasecca, e poi si trasferisce in un hotel milanese, onde evitare parenti e malavitosi a caccia di soldi.

In seguito, prendendo dimora nella città ambrosiana, lui e i suoi familiari scopriranno che i ricchi, così come se li immaginavano, sono in realtà nevrotici vegani, radical-chic sottotono e persone fissate, che vivono in modo frugalmente elegante. Specchi, stucchi, fughe di saloni, quindi non servono a cambiare la natura del «mozzarellaro» Enrico, uno che intreccia mozzarelle di bufala e canta il karaoke con Al Bano. Già, perché i Tucci possono comprarsi il cantante, metterselo in casa e fargli cantare dal vivo Felicità quando ne hanno voglia. Così anche la nonna (Anna Mazzamauro), grazie ai danari, può affittarsi Gabriel Garko, per sapere tutto delle sue fiction preferite e, magari, toccarlo... In coppia con il cognato, alias Enrico Brignano («abbiamo fatto un patto di non aggressione», scherza il comico), De Sica è conciato come un coatto: barba rossiccia incolta, capelli arruffati e abito stazzonato. «Nei cinepanettoni ero abituato al partner; qui, invece, c'è un coro di attori bravissimi. E poi, la barba mi copre la pappagorgia», commenta Christian, a suo agio nel nuovo look.

Girato tra Roma e Milano, prodotto da Wildside e Warner Bros, anche distributrice, il film viene narrato, a mo' di fiaba, da un bambino che, voce fuori campo, racconterà come i soldi abbiano disgregato la sua famiglia,

felice ai tempi delle vacche magre. Insomma, i soldi non fanno la felicità e un po' di malinconia arriva, quando i Tucci scoprono che, da poveri, erano più uniti. Un film adatto all'Italia stretta nella morsa della crisi.

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