Il film del weekend: "Rogue One: A Star Wars Story"

Uno spin-off che i fan della prima storica trilogia ameranno. Attenzione: negli estimatori genera estasi, ma nello spettatore improvvisato l'effetto potrebbe essere narcotico

Il film del weekend: "Rogue One: A Star Wars Story"

E' uscito da qualche giorno uno dei film più attesi dell'anno, nonché l'unico a far registrare incassi degni del periodo natalizio: "Rogue One - A Star Wars Story", il primo spin-off ufficiale dell'universo di Star Wars. Si tratta di una sorta di prequel del film del 1977 e inaugura un nuovo ciclo antologico. Costato 200 milioni di dollari, "Rogue One" è popolato di personaggi inediti che attingono però alla mitologia che conosciamo e racconta storie propedeutiche alla nascita delle grandi trame sviluppate nei film principali.
I fan della trilogia storica avranno di che essere soddisfatti: i riferimenti alle pellicole preesistenti sono misurati e piacevoli, gli effetti visivi abbaglianti e, nonostante il finale sia noto in partenza, il racconto è gustoso e dal respiro epico.
"Rouge One" nasce da una singola e semplice frase apparsa nel primo film, che allude all'avvenuto furto dei piani della Morte Nera (finiti poi dentro R2-D2), il che dà l'idea del potenziale ancora inesplorato che la saga ha in termini di racconto. I 133 minuti di pellicola ricostruiscono come un gruppo di ribelli riesca a impossessarsi dei piani della più potente arma di distruzione di massa ideata dall'Impero e a farli arrivare nelle mani della principessa Leila. Il cast, scelto con la stessa grandissima attenzione prestata a tutti i dettagli del progetto, è variopinto e valido, (Felicity Jones eroina imbronciata funziona e gli altri non sono da meno). Le scene d'azione sono maestose e la drammaticità del racconto è spesso interrotta dalla battute ironiche di un androide K-2SO.
Il film sarà pure ambientato in una galassia lontana lontana ma sussurra vicino alle coscienze di chi abita questo pianeta, oggi. Più che orientato verso l'iperspazio, sembra ritrarre un mondo martoriato da conflitti bellici molto simili a quelli di nostra conoscenza. Certe scene di guerra sono caratterizzate da un realismo marcato e da una sensazione di familiarità: si passa da una specie di sbarco in Normandia alla distruzione di una città dalle fattezze medio-orientali.
I "nostri eroi" sono una squadra di disperati, ognuno dei quali possiede solo se stesso e qualcosa in cui credere. La loro epicità non risiede in una spada laser o nel potere Jedi, ma nella nobile volontà di andare avanti nonostante la sconfitta di partenza, nel sapersi ribellare ai propri limiti prima ancora che al giogo imperiale.
Dubitate di chi vi dice che "Rogue One" si può guardare e capire anche senza aver mai visto altri film della saga. Nella sostanza è vero ma, ammettiamolo, se vi siete astenuti dal sedervi davanti ad almeno uno degli otto episodi di "Star Wars" usciti negli ultimi quattro decenni, il rischio, da neofiti dell'universo lucasiano, può essere quello di incorrere in un lungo sonno.

A fine proiezione si prova invidia per alcuni sconosciuti tra il pubblico: quelli, specie tra i 45 e i 50 anni d'età, che durante i titoli di coda restano immobili a fissare lo schermo con l'espressione appagata ed estatica di un neonato dopo la poppata, quelli cresciuti, appunto, a latte e "Star Wars".

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