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Hoffman si scopre regista di un "Quartet" d'anziani

L'attore dirige per la prima volta, a 75 anni, un delicato film su alcuni musicisti che vivono in una arzilla casa di riposo

Hoffman si scopre regista di un "Quartet" d'anziani

«...Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film», cantava nell'omonimo album d'esordio Luca Carboni. Correva l'anno 1984 e da allora magari qualche film - pochi per la verità - l'attore due volte premio Oscar (Kramer contro Kramer e Rain Man) li ha pure sbagliati. Anche se certo non è tutta colpa sua, perché sappiamo bene come Hollywood tratta le proprie star non più giovani. A un certo punto il loro telefono smette di squillare. E così, probabilmente stufo di essere chiamato a interpretare nonno Fotter di Vi presento i nostri, terzo film che spreme come un limone la saga iniziata con Ti presento i miei, Dustin Hoffman ha deciso di esordire a 75 anni dietro la macchina da presa girando Quartet, presentato con successo ai festival di Rotterdam e di Torino e in uscita domani nelle nostre sale. Tratto dall'omonima pièce teatrale di Ronald Harwood del 1999, Quartet racconta con grazia e delicatezza di Beecham House, residenza per musicisti e cantanti lirici in pensione, situata in un incantevole angolo nel cuore della campagna inglese. Come di consueto, gli ospiti della casa di riposo trascorrono il loro tempo impegnati nell'esercizio della loro più grande passione, la musica.

Con l'aiuto di alcuni attori strepitosi Dustin Hoffman mette in scena la vecchiaia all'interno di un mondo artistico collaterale a quello dello spettacolo con sapienza autobiografica: «Una volta qualcuno ha detto che la vecchiaia non è divertente» - ha dichiarato l'interprete de Il laureato - man mano che il corpo invecchia, diventi più vulnerabile, ma io ho sempre creduto che l'anima potesse espandersi. Ho 75 anni e penso che possano capitarti tre cose se hai la fortuna di vivere così a lungo: maturi, regredisci o rimani uguale, che per me equivale a regredire. Ma è realmente possibile maturare». Un po' come capita agli ospiti di Beecham House dove si è diffusa la voce che presto arriverà una nuova ospite che, a quanto si dice, è una diva famosa. Per Reginald Paget (Tom Courtenay), Wilfred Bond (Billy Connolly) e Cecily Robson (Pauline Collins) questo genere di chiacchiere non è una novità nella pettegola casa di riposo. Ma subiscono un vero shock quando scoprono che la nuova arrivata è l'ex componente del loro quartetto di canto, Jean Horton (Maggie Smith). Jean aveva scelto di intraprendere una brillante carriera come solista, alimentando invidie che hanno finito con l'infrangere la loro amicizia e il suo matrimonio con Reggie, che reagisce molto male alla notizia del suo arrivo. Può lo scorrere del tempo sanare le antiche ferite? E il leggendario quartetto ricucire gli strappi in tempo per il concerto di gala?

Hoffman ricorda così la genesi del film: «Iniziai a leggere il copione su un aereo e appena lo finii mia moglie mi guardò, mi vide in lacrime e mi chiese perché stessi piangendo. La mia risposta fu semplicemente, “devi leggerlo“. Io non piango mai e sono un critico piuttosto severo!». Mentre la passione, istintiva, per la lirica viene da più lontano. La folgorazione poi con la Carmen: «Ricordo che una sera l'andai a sentire senza saperne niente.

Stavo seduto ad ammirare Jessye Norman mentre cantava un'aria e non mi rendevo conto che stavo piangendo da circa un minuto. Non sapevo cosa stesse cantando, ma stava facendo una cosa celestiale». Che ora ha tentato di riportare, con successo, in Quartet. E allora provaci ancora Dustin!

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