Di Gli irregolari di Baker Street, serie originale di Netflix nonché una delle novità di punta di questa settimana sulla piattaforma, si parla da mesi come di una nuova interpretazione del mito di Sherlock Holmes. Nulla di più artefatto a scopo di marketing: il celebre personaggio nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, infatti, non figura prima di diversi episodi, diciamo nella seconda metà di stagione, e in un ruolo meramente funzionale al proseguo della vicenda principale. Watson, il suo assistente, è invece presente fin dall’inizio ma, anche lui, nulla ha a che vedere con la versione originale. Privati delle loro caratteristiche essenziali, i due avrebbero potuto essere persone qualsiasi della Londra vittoriana. Ciò detto, è proprio Watson a ingaggiare una banda di orfani ben inseriti nei luoghi più fatiscenti della città, affinché risolva per lui un piccolo caso che poi si scoprirà nascondere un mistero ben più composito. Ai quattro ragazzi, Bea, Jessie, Billy e Spike (interpretati rispettivamente da Thaddea Graham, Darci Shaw, Jojo Macari e McKell David), che condividono l’essere stati costretti a crescere tra violenza e povertà, presto se ne aggiunge un quinto, Leopold (Harrison Osterfield), giovane principe d'Inghilterra in incognito, cagionevole di salute e fuggito da corte per amore.
Gli otto episodi mischiano tradizione e innovazione, innestando su una capitale britannica cupa e sporca come non mai, elementi soprannaturali (frutto di effetti speciali un po' posticci).
Essendo un prodotto nato ad uso e consumo dei teenager, “Gli irregolari di Baker Street” si presenta come una storia corale di formazione in cui a piccoli intrighi romantici si alternano scene d'azione dal noir grottesco. In questi bassifondi ritratti in notturna, con mendicanti in strada e ubriachi sulla soglia di locande malfamate, un antico male si sta risvegliando e promette di minacciare la sopravvivenza di tutti. Sarà grazie alla capacità paranormale di Jessie di esplorare i ricordi delle persone, che i ragazzi faranno passi avanti non solo nella risoluzione di enigmi sanguinosi, ma anche nella ricostruzione di un passato comune che è diverso da quello che credono.
Mai particolarmente sorprendente o originale, “Gli irregolari di Baker Street” ha un paio di episodi convincenti ma scricchiola negli ultimi, quelli in cui si concentra sulla linea narrativa che collega l'intera serie e che ha continuato lentamente a progredire sullo sfondo.
La noia è bandita grazie al fatto che le personalità dei vari personaggi hanno una caratterizzazione peculiare, così come il ritmo imprevedibile è garantito dalla variabile sovrannaturale. Ciò detto, non siamo di fronte a una serie che invogli ad essere vista tutta di seguito, in modalità binge watching: una cosa è essere scorrevole, un’altra risultare accattivante.
Agli adolescenti già fan di
prodotti come “Buffy” potrebbe piacere, ma gli estimatori del detective di Arthur Conan Doyle ne stiano alla larga, perché l’interpretazione di quell’icona entrata nel mito è qui tanto incidentale e superflua quanto artefatta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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