Da Jay Z a Rihanna Ecco chi è Young Guru, il vero cervello del rap

Il produttore ha firmato i dischi più importanti dell'hip hop. Storia di un talento che scala le classifiche senza apparire

Da Jay Z a Rihanna  Ecco chi è Young Guru, il vero cervello del rap

Lui se ne sta buono buono nelle retrovie. In realtà è un numero uno. Pochi (ri)conoscono il nome di Young Guru ma quei pochi sono quelli dei quali tutti conoscono il nome. Jay Z. Eminem. Beyoncé. Rihanna. Per loro, e per tanti altri, lo spilungone 41enne Gimel Androus Keaton, per brevità chiamato Young Guru, figlio di una maestra e di un contabile, è stato la pietra filosofale e ne ha catalizzato le carriere. Come ingegnere del suono. O produttore. E persino come Dj. Dopotutto se uno che non lascia nulla al caso come Jay Z lo pretende (e si confida) da sedici anni qualcosa vorrà pur dire: ha una marcia in più. In questo momento è per l'hip hop ciò che Steve Albini è stato per il grunge (ha prodotto Nirvana e Pixies), Robert Mutt Lange per il rock da stadio e Rick Rubin per il metal e il rock coraggioso e alternativo (ha rilanciato ad esempio l'ultima parte della carriera di Johnny Cash).

Insomma un santone, musicalmente parlando. Con una caratteristica inedita: oggi gli ingegneri del suono, o genricamente produttori, sono nettamente più importanti ed influenti di prima. La tecnologia ha fatto la differenza e, come sempre accade, chi la sa sfruttare in modo personale è un passo avanti rispetto tutti gli altri. E ora che l'influente Wall Street Journal lo definisce senza troppi giri di parole «l'uomo più influente dell'hip hop» le sue quotazioni aumenteranno a dismisura. Di certo non se lo sarebbe mai immaginato quando, a inizio anni Novanta, come tanti neppure ventenni americani (arriva dal Delaware) si è munito di amplificatori, luci e microfoni per diventare deejay e farsi conoscere soprattutto nello stato di Washington. Da lì, contatto dopo contatto, è arrivato a New York giusto per firmare con l'etichetta Rock-a-fella Records, ossia con Jay Z. «Arrivò in studio a supervisionare la mia produzione del disco di Memphis Bleek. Mi ha visto e ha subito detto: “Mi piace come lavori”». Da allora, ammette, «ogni volta che ha bisogno di me, io sono distante giusto una telefonata». Come a dire: sono a sua totale disposizione. In ogni caso, dal loro incontro per Young Guru è scattato l'effetto domino. Uno dopo l'altro sono passati davanti al suo mixer così tanti artisti di primo piano da sommare una quantità di Grammy Awards lunga da qui a lì. Oltre alle quattro superstar citate più su, ha plasmato anche la musica di Mariah Carey, Pete Rock, GhostFace Killah, Redman & Method Man e Ludacris, oltre ad aver fatto da dj nel tour mondiale di Jay Z e Kanye West intitolato «Watch the throne». A parte qualche eccezione, è il pantheon del rap. Perché? Perché è stato l'uomo giusto al momento giusto. E si è rivelato il trait d'union perfetto tra culture musicali distinte ma non così distanti. Difatti ha studiato anche come «trattare» i suoni di dischi rock o addirittura jazz.

Un tipo versatile. «Quando sulla scena è arrivata la musica “computerizzata”, gli altri ingegneri del suono pensavano che non andasse bene. E difatti all'inizio era vero. Sembrava un gorgoglìo malato. Invece io ho pensato che fosse incredibile perché fino a quel momento c'era bisogno di quattro tecnici al mixer per fare un buon disco. Da quel momento in avanti ti bastava comporre la musica e poi cercare i suoni giusti». A lui viene bene la seconda parte: la ricerca dei suoni.

E non è così semplice o marginale come potreste pensare. In un contesto musicalmente povero come l'hip hop, nel quale gli arrangiamenti hanno poco respiro e il tessuto compositivo è pieno di cliché, la ricerca del «suono» è importante quasi come le rime o il flow. Perciò Young Guru ormai attraversa gli Stati Uniti da una università all'altra, da un convegno all'altro con la stessa velocità del suo eroe di quand'era ragazzino, Spider Man. «È davvero uno scienziato, un visionario», ha detto di lui Common, il rapper attore che ha appena vinto un Oscar per la canzone Glory compresa nella colonna sonora del film Selma (scritta e cantata con John Legend).

In ogni caso, a parte il nome d'arte da liceale, Young Guru è uno dei professori più influenti nell'università dell'hip hop, praticamente un trend setter che rimane dietro le quinte perché si accontenta di sapere che, comunque sia, ciò che ascoltate lo ha deciso lui.

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