Jerry Calà festeggia i 70. I Gatti di Vicolo Miracoli? "Non è escluso il ritorno magari insieme a teatro"

Ieri all'Arena di Verona uno show con tanti ospiti, da Shel Shapiro a Mara Venier, Boldi e Sabrina Salerno. E il quartetto che si è riunito per gag e canzoni: "Siamo vivi, anzi vivissimi"

Jerry Calà festeggia i 70. I Gatti di Vicolo Miracoli? "Non è escluso il ritorno magari insieme a teatro"

E dire che ieri sera si sono «trattenuti», ma solo perché c'era una scaletta precisa e guai a tradirla. Però ai Gatti di Vicolo Miracoli basta un attimo per ritornare il quartetto che tra la metà degli anni '70 e gli 80 ha sparigliato le carte del cabaret e dell'ironia, mescolando musica e sketch e slogan capaci di diventare tormentoni. Nini Salerno, Franco Oppini, Umberto Smaila, Jerry Calà, tutti da Verona, tutti ormai su strade diverse ma legati da quell'amicizia che inizia da ragazzi e non finisce mai: «Non siamo morti, anzi siamo vivi, vivissimi» spiega Smaila (71 anni) poco prima di salire sul palco. E mica un palco qualsiasi. Jerry Calà ha festeggiato i suoi 70 anni (e soprattutto i 50 anni di carriera) all'Arena di Verona praticamente esaurita portando sul palco gli amici, da Boldi a Shel Shapiro, da Sabrina Salerno a Ezio Greggio, Mara Venier, J-Ax e Maurizio Vandelli in una sorta di bignami della sua storia di musica e nonsense, di comicità e gavetta iniziata proprio lì, a Verona.

E ha voluto con sé anche gli amici Gatti. «Non eravamo più bravi degli altri, eravamo diversi», riassume Nini Salerno, 73 anni, attore sempre più teatrale che aspetta di tornare in scena con Se devi dire una bugia dilla grossa.

Non a caso Oppini (71 anni) sta scrivendo un libro per raccontare il decennio d'oro di questo gruppo di amici che, specialmente dopo il programma Non Stop di Raiuno del 1977, è diventato un must generazionale: «Dopo tanto tempo, mi sono andato a rivedere i testi delle nostre canzoni e ho realizzato che erano importanti come ad esempio La leggenda della donna oppure Prova. Insomma non erano solo divertissement». E chissà come sarebbero oggi i Gatti di Vicolo Miracoli nell'era del politicamente corretto che sterilizza ogni forma di ironia: «All'epoca eravamo vagamente di sinistra - ricorda Smaila - ma siamo stati sempre off, sempre alternativi, e lo saremmo anche oggi rispetto al conformismo». Lo erano già al Derby di Milano, quando Diego Abatantuono era il loro tecnico delle luci. E lo sono rimasti persino quando il loro brano Capito? diventò la sigla della rassicurante Domenica In di Corrado nel 1978. «Siamo cresciuti alla scuola di Dario Fo - è ancora Smaila che ricorda - abbiamo studiato la mimica e ci siamo ritrovati a Milano negli anni di piombo senza capire esattamente che cosa stesse accadendo. Comunque allora era tutto più soft rispetto a oggi».

«Non sopportavamo la cultura con Kappa e ci consideravamo liberi. Oggi però la comicità è tornata alla satira sui politici oppure agli stereotipi della moglie rompipalle», aggiunge Oppini, anche lui sempre impegnato con il teatro: «Ma per Jerry e i Gatti ho addirittura interrotto le prove finali della prima dell'Anfitrione di Plauto che debutta stasera nell'antico teatro romano di Ferento».

Insomma i Gatti di Vicolo Miracoli adesso sono quattro amici che quando vogliono si incrociano sul palco. E se fosse per un grande spettacolo celebrativo? «Difficile che la proposta arrivi dalla Rai, oggi chi comanda non sa neppure che esistiamo» garantisce Smaila. Però Jerry Calà rilancia: «Sai che mi piacerebbe fare un bello spettacolo, magari una residency dei Gatti di Vicolo Miracoli in un teatro? Suonando anche le nostre canzoni, magari aggiornate come potremmo fare con Storia d'Italia».

Dopotutto Calà, come Smaila, da decenni porta in giro (con successo) il suo show. E ieri sera è toccato a lui celebrare sul palco una storia che, attraverso canzoni e gag e film come Sapore di mare, rimane nella memoria di tanto pubblico. «Prima di salire sul palco non ero agitato ma emozionato sì», conferma lui che con gli amici Gatti ha fatto e subìto scherzi. «Quando fu istituita la tassa Una Tantum - dice ridendo Smaila- lui si incaricò di raccogliere i nostri soldi. Ma non li versò mai. Ci fermarono i carabinieri e ci lasciarono andare via solo per pietà. Dopo qualche chilometro chiesi a Jerry: E allora?. E lui imperterrito: Eh ma sono io che ho rischiato, voi siete a posto».

Anche Franco Oppini ha il suo ricordo:

«Durante una cena nella sua casa di Roma, gli abbiamo spostato i mobili così bene che lui non sapeva più dove andare. Oh, mi hanno rubato la cucina, disse». Cabarettisti si nasce e loro modestamente lo nacquero, proprio così.

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