Franco Battiato ha rimesso la parola "Patria" al suo posto. La sua "Povera Patria" del 1991 ha di fatto segnato un cambiamento lessicale forte nell'identità culturale del nostro Paese. "Patria" era diventato un tabù. Parola poco usata perché legata prima al sangue della prima guerra mondiale e poi all'era fascista. Tanto è bastato per cancellarla dalla lingua corrente, salvo ritrovarla in qualche comizio dell'Msi.
Il ritorno della parola Patria
Ma nel 1991 Battiato porta al centro della scena il concetto di Patria che indica l'ambito territoriale, tradizionale e culturale, cui si riferiscono le esperienze affettive, morali, politiche dell'individuo, in quanto appartenente a un popolo. Non c'è spazio per la parola Nazione, dal sapore conciliante che descrive una comunità di individui con caratteristiche comuni, come la lingua o il governo ma lascia alla porta il sentimento di appartenenza ad un'unità identitaria. Nel suo testo, Battiato scatta una fotografia dell'Italia degli anni '90 macchiata, a suo dire, da una classe politica arrivista e priva di scrupoli. Le parole usate da Battiato sono feroci: "Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene". E ancora: "Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore… ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?".
La "profezia" sul futuro
Ma quel fiume di tristezza viene placato da un vento, timido, di speranza: "Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature se avremo ancora un po’ da vivere". Una speranza poi tradita dalla Storia. Il testo di Battiato è del 1991 e annuncia il terremoto Mani Pulite. Una anno dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. L'avvento della Seconda Repubblica. Ma è in quel percorso che va dal 1991 ai primi anni duemila che la parola Patria accarezzata da Battiato entra in modo dirompente nel palazzo della politica. Viene riabilitato il concetto dell'appartenenza al Tricolore. Il regista del ritorno alla patria è il presidente Carlo Azeglio Ciampi. Il Maestro in questo senso è stato un precursore dei tempi. Nel discorso di fine anno del 2002 l'allora presidente della Repubblica pronunciò la parola Patria per ben tre volte. Oggi questa parola viene usata anche a sinistra, ma di fatto per lunghissimi anni è stata accostata, quasi come fosse una vergogna, al mondo della destra radicale.
Ebbene, è anche grazie a quel Povera Patria che oggi possiamo parlarne senza più dover abbassare lo sguardo davanti ai maestrini culturali del buonismo paroliero. Anche per questo motivo l'arte del Maestro non sarà dimenticata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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