"Light of my life", film d'espiazione per il giovane Affleck

Racconto intimista ambientato in un mondo da cui è scomparso il femminile. Un film lento, suggestivo ed ambizioso, con un certo gusto per l'incompiuto

"Light of my life", film d'espiazione per il giovane Affleck

"Light of My Life", scritto, diretto e interpretato da Casey Affleck, attore premio Oscar per il bellissimo "Manchester by the sea", ha una cornice da survival movie ma è fondamentalmente il racconto intimo e delicato del rapporto tra un padre e sua figlia.

Ambientato in un futuro prossimo in cui una pandemia ha spazzato via quasi tutta la popolazione femminile, il film vede la preadolescente Rag (Anna Pniowsky), travestita da maschio e addestrata a tattiche di sopravvivenza, in perenne fuga scortata dal genitore (Casey Affleck). I due sono costretti a nascondersi e a spostarsi, anche in pieno inverno e a piedi, affinché la piccola non finisca rapita o peggio. La società, del resto, è oramai sbilanciata, abitata da uomini divenuti feroci.

"Light of my life" si apre con una lunga scena introduttiva, tanto coraggiosa quanto un po' letargica, nella quale il padre racconta una favola della buonanotte alla figlia, rivisitando con fare amorevole l'episodio biblico dell'arca di Noè e alludendo a come lei sia probabilmente l’ultima della sua specie. In questa inquadratura fissa e della durata di oltre dieci minuti, sono già presenti in nuce i pregi e i difetti dell'intero film. L'approccio è minimalista, la costruzione dei personaggi paziente, l'atmosfera post-apocalittica densa di suggestioni poetiche.

L'opera, ben diretta e visivamente affascinante, declina in maniera distopica la vita nei boschi di Thoreau e ha nella descrizione di dinamiche affettive la sua ragion d'essere.

La natura nel film è a un tempo protagonista e spettatrice silente di come la scomparsa del femminile sembri aver privato il mondo del custode di valori come etica e morale. E' un peccato che i dialoghi tra padre e figlia, cuore della narrazione, sfiorino argomenti esistenziali senza approfondirli.

Affleck, realizzando un film che ha il cardine emotivo proprio nell'omaggio alla preziosa altra metà del cielo e alla sua protezione, sembra volersi mondare dalle accuse di molestie che lo hanno investito durante quel ciclone che è stato il #metoo. Non pago, si ritaglia il personaggio di un uomo che per la protagonista è l'unico di cui potersi fidare al mondo.

Un afflato catartico, quindi, che però non basta a dare spessore a un film che è costellato di spunti che restano tali: un gusto per l'incompiutezza fa sì che molti contenuti restino ovattati, come adagiati sotto il manto di neve che avvolge la peregrinazione di questo micro nucleo familiare.

Lo sguardo autoriale ad ogni modo c'è, per quanto un po' acerbo, e Affleck si conferma un talento a tutto tondo.

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