Uno dopo l'altro in quattro cd, roba da commuovere persino il più indifferente degli appassionati di musica. Domani esce Masters un cofanetto nel quale la Sony raccoglie sessanta brani di Lucio Battisti estratti direttamente dai nastri analogici originali. Da I giardini di marzo ad Acqua Azzurra acqua chiara. Da Con il nastro rosa a Emozioni. La qualità audio di questi brani non è mai stata così alta ed è quindi un Battisti (sia con Mogol che con Pasquale Panella) mai sentito prima così bene visto che, tecnicamente, la definizione è a 24bit/192 Khz, la migliore possibile in questo momento. E non c'è bisogno di spiegare quale piacere (sì, piacere) sia ascoltare i quattro cd oppure il triplo ellepì o anche gli otto ellepì «in pasta colorata» potendo riconoscere chiaramente gli strumenti e persino i sospiri di Battisti tra un verso e l'altro. Ne Il tempo di morire si sente addirittura il suo piede battere sul parquet dello studio di registrazione mentre canta «Motocicletta 10 hp, tutta cromata, è tua se dici sì». Insomma, Masters sta a metà tra il piacere vintage dell'appassionato e la (ri)scoperta di un lato spesso dimenticato di Battisti musicista superlativo che, contrariamente a quasi tutti i cantautori e artisti della sua epoca, poneva il suono allo stesso livello dei testi.
Non a caso, Franz Di Cioccio che ha suonato la batteria in tantissimi suoi super successi, ieri ha confermato che «avevo già suonato per Al Bano e altri ma nel primo brano che ho registrato con Lucio, Acqua azzurra, acqua chiara, mi sono accorto che lui non era né beat né rock ma un artista italiano che riusciva ad avere una musica internazionale». Ieri alla presentazione di quest'opera già annunciata lo scorso anno ma pubblicata oggi per celebrare il mezzo secolo di 29 settembre (firmato da Battisti e pubblicato dall'Equipe 84), c'erano anche il chitarrista Alberto Radius, il produttore Geoff Westley (ha firmato gli album Una donna per amico e Una giornata uggiosa) e Gaetano Ria, tutti a sottolineare l'incredibile attenzione che Battisti garantiva al lato musicale di ciascun brano. «Scusa er guanto ci diceva in romanesco quando una esecuzione in studio di registrazione gli era venuta particolarmente bene», ricorda Franz Di Cioccio mentre racconta come sono nati alcuni dei capolavori più cristallini della cultura popolare italiana: «Di solito preparavamo i brani per un'ora stabilendo insieme come suonare le parti e poi ci mettevamo in circolo guardandoci negli occhi e via: partiva la jam session dalla quale poi usciva la versione definitiva della canzone. Spesso era buona la prima. Ad esempio ascoltiamo Emozioni nella sua prima esecuzione in studio».
Uno scenario quasi impossibile oggi visto che spesso i musicisti registrano in continenti diversi e poi inviano i file al produttore che assembla le parti fino ad arrivare alla canzone definitiva. Un processo obiettivamente più freddo e meno romantico di quello che, nel caso di Battisti, ha portato a canzoni di intensità clamorosa come Mi ritorni in mente o E penso a te. Per dirla tutta, Masters piacerà a chi è cresciuto con Battisti e a chi magari non lo conosce come questo artista meriterebbe. Dopotutto, per i ben noti problemi legati alla gestione dei diritti d'autore, Lucio Battisti è stato valorizzato molto meno di quanto sarebbe stato possibile, specialmente per i giovanissimi che anche nei testi di Mogol potrebbero trovare molti spunti di attualità.
Anche Stefano Patara della Sony, che ha avuto il privilegio di organizzare e gestire la nascita di Masters, ha confermato che tutti, non solo i musicisti ma anche i fonici o i produttori che hanno lavorato con Battisti, «confermano quanto lui fosse grande nella creazione del sound». In poche parole, un autentico one man band che suonava, come conferma Di Cioccio, «una chitarra ritmica da far paura tanto era precisa».
In più, Masters «esce in pace» anche perché non contiene brani inediti che avrebbero potuto incontrare il dissenso della vedova (che comunque non ha ancora ascoltato il cofanetto). Ed è, per capirci, un modo di ascoltare tutti in una volta, e in qualità perfetta, alcuni dei brani che hanno cambiato per davvero la musica italiana.
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