Macché Lady Gaga, Al Bano e Romina sono i volti del Festival sovranista

Si punta sulle stelle autarchiche, da Zucchero a Nannini e Antonacci. E l'«italiano» Mika

Macché Lady Gaga, Al Bano e Romina sono i volti del Festival sovranista

ìDopotutto, prima gli italiani. Pure stavolta il Festival che inizia stasera conferma la tendenza degli ultimi anni: ciao ciao ospitoni stranieri. Niente megastar, zero cachet da urlo, voli privati, processioni di auto blu. Amadeus ammette: «Avevamo provato a contattare Madonna ma le date non coincidevano: in questi giorni è in tournée in Inghilterra. Idem per Lady Gaga, impegnata in Russia». Risultato: «Ci siamo resi conto che le grandi star, per noi italiani, sono Al Bano e Romina o i Ricchi e Poveri. Abbiamo quindi smesso di cercare spasmodicamente le superstar straniere dando invece la precedenza agli italiani». Una tendenza lanciata da Claudio Baglioni e confermata anche dalle classifiche di vendita e dalle radio.

Per capirci, non ci sarà nessun divo hollywoodiano e quindi scordiamoci passerelle pacchiane tipo quella di Hugh Grant o inutili come la strapagata apparizione di John Travolta. Niente quattrocentomila euro per Mike Tyson, zero bonifici ad altri attoroni che dovrebbero calamitare gli ascolti ma che poi, nei fatti, non sono così decisivi. Oltre a Rula Jebreal, Alketa Vejsiu, gli unici che non sono italiani in lista d'attesa per salire sul palco di Sanremo saranno Lewis Capaldi, probabilmente Dua Lipa (popstar inglese di origini albanese e kosovare) e di sicuro Mika, che però è praticamente naturalizzato italiano e ha pure un brano che si intitola Sanremo. Per il resto tutte voci e volti di casa nostra, a iniziare stasera con Emma, Al Bano e Romina Power con Romina Jr per proseguire poi con Zucchero, Nannini, Antonacci eccetera nei giorni a seguire.

In poche parole, l'autarchia artistica. In ogni caso, la tendenza è questa e Amadeus non ha fatto altro che rilevarla: il pubblico televisivo diventa sempre più autoriferito e concentrato su personaggi che sente vicino, che vede ogni giorno sui social e dei quali riesce a seguire «il quotidiano percorso narrativo», come dicono gli esperti. Insomma, quella che voleva essere una edizione con «sapore di internazionalità» (Amadeus dixit), diventa la più italiana di tutte. E quella con le canzoni migliori degli ultimi anni, quando si dice la casualità.

Ieri pomeriggio all'Ariston tutti i veintiquattro Big hanno provato sul palco. Tensione. Professionalità. Applausi a scena aperta a Rita Pavone, Junior Cally, Gabbani e Diodato. L'orchestra, si sa, è decisiva, può nobilitare o sfigurare un brano. Quello di Piero Pelù, a esempio, esce un po' malconcio. Invece Zarrillo, Masini, Irene Grandi e Levante funzionano, crescono, respirano di più. Elettra Lamborghini, poi, farà ballare tutti perché, d'accordo che come cantante non sarà Ella Fitzgerald, ma al suo reggaeton è impossibile rimanere indifferenti. Di certo tutti i cantanti erano molto concentrati, roba da allenamento pre gara di un olimpionico. Un po' più di tensione per chi è dato per favorito. Ad esempio, per Sisal Matchpoint, il candidato più candidato di tutti alla vittoria è Anastasio (dato a 4.50) mentre la meno candidata è Rita Pavone, data a 50 come Paolo Jannacci, Riki e Piero Pelù. Persino Bugo e Morgan (molto bravi in prova) sono più alti, idem Zarrillo e Tosca.

E se oggi inizia il concorso Tim Music per votare online la canzone più bella, finiranno probabilmente le polemiche. Stasera aprono Achille Lauro e Anastasio, poi Junior Cally salirà domani sul palco senza maschera e si inizierà a vedere il vero volto del Festival.

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