Che grande soddisfazione è stata per lui vedere il pubblico così interessato alla lectio magistralis arboriana sulla canzone umoristica napoletana. Nino Frassica, anche in questa avventura spalla di Arbore, non poteva credere ai suoi occhi quando ha letto i dati Auditel che hanno premiato lo show su Raidue Guarda.. Stupisci, visto nella prima puntata da 2.603.000 spettatori con il 14.5% di share e nella seconda, bissando il successo, con 2.227.000 spettatori e il 12.6% di share.
Un risultato oltre ogni previsione...
«Quando si riesce a unire felicemente pubblico e critica, è una bellezza. Io con questa trasmissione ho fatto un tuffo nella canzone napoletana e ho imparato le origini di alcuni trucchi comici. È stata un'occasione di riflessione e un ritorno alla tv del passato».
Cosa pensa di questo esperimento?
«Ho ritrovato l'atmosfera di trent'anni fa, di Indietro tutta, quel ping pong di comicità tra me e Arbore. Abbiamo rifatto ciò che da tanti anni in tv mancava, a ruota libera. Sono passati decenni, ma è un genere non datato. La satira è legata all'attualità, la comicità no, è eternamente valida. Fra trent'anni farà ancora ridere».
Andiamo un attimo indietro, alle origini del suo legame con Arbore. L'inizio della sua carriera è legato a un messaggio che lei gli ha lasciato.
«Nel '79 lo chiamai e trovai la segreteria. Gli dissi Salve, sono un mio ammiratore, al mio tre stacco. Uno, due, tre. E lui mi ha richiamato subito. Quando ha sentito il messaggio stava mangiando e si è sentito male per le risate. Mi voleva conoscere. Quando tornò alla radio con Gianni Boncompagni e Mario Marenco mi chiamò a Radio Anghe noi, versione comica e estiva di Radio Anch'io».
E poi?
«Renzo è sempre stato uno che sceglieva prima gli artisti e poi pensava a cosa fargli fare. Tempo dopo a casa sua, l'autore Ugo Porcelli disse Frassica sembra un fratacchione di campagna. E Renzo mi chiese lo faresti un frate?. Se mi avesse chiesto di fare un pompiere o un usciere, gli avrei detto comunque di sì. E così è nato Antonino da Scasazza di Quelli della notte, nell'85, un frate organizzatore di un concorso a premi con i telespettatori...»
È vero che da ragazzo ha perso due anni di scuola perché passava le mattinate al cinema?
«Sì, un tempo per me il cinema era una passione da conquistare. Mi hanno bocciato per le assenze. Lo sognavo, ma non immaginavo che avrei mai fatto questo lavoro. Dalla provincia messinese il mondo dello spettacolo lo vedevo lontanissimo. Guardavo attori della mia terra come Tano Cimarosa che ce l'avevano fatta e per me era un incoraggiamento».
La sua comicità è sempre stata basata sull'eloquio surreale. La usa anche nella vita privata?
«Sì, per vincere la noia, per divertirmi, mi viene istintiva. A volte scrivo le battute sui biglietti d'aereo o del cinema. Poi chiaramente c'è uno studio».
In tv oggi trova qualcosa che le piace, qualche affinità?
«Mi piacciono Michele Foresta (Mago Forest), Maccio Capatonda, Enrico Lucci, una comicità più di tipo cinematografico che teatrale. E poi continuo ad amare la radio. Mantengo la mia passione con Programmone, programma su Radio 2, da cui viene la rubrica Novella Bella, che porto a Che tempo che fa».
Di Fazio che pensa?
«C'è un'aria intelligente lì dentro, intervengo a mezzanotte, mi sembra un programma di Arbore, il mio habitat. Nella vita mi sono sudato la libertà di dire ciò che voglio, e oggi vivo con questo vantaggio».
Progetti?
«Nel 2019 mi dedicherò alla fiction, una per Canale 5 prodotta da Claudia Mori dove interpreto un tipo stravagante, un mezzo filibustiere, in Sicilia.
E poi una nuova stagione di Don Matteo per Raiuno, dove per interpretare il maresciallo devo frenare un po' la comicità. Per il 2020 ho in mente una sit com per la Rai, dove darò spazio più al mio lato di cabarettista. Un po' ricorda i Soliti Ignoti di Monicelli».
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