Masini a "Confronto" con se stesso reinventa la sua musica

Un nuovo singolo per Sanremo e un disco di successi in duetto per il cantautore

Masini a "Confronto" con se stesso reinventa la sua musica

«Il baricentro della musica si sposta sempre» e come un complicato sistema di equilibri, pesi e contrappesi, bolle da tenere e livelli da misurare: il compito dell'artista è talvolta essere ago della bilancia, talvolta stare in piedi e semplicemente galleggiare. Trent'anni sono un buon risultato per affermare, con certezza, di saper nuotare, planare sul pelo dell'acqua, affondare, ma comunque risalire. E un album con tutti i grandi successi ricantati con gli «amici e i fratelli di sempre», più quattro inediti, sono un buon modo di dire: Dopo tutto, ce l'ho fatta.

E' questo Marco Masini, oggi, a 56 anni, con un tour da affrontare, un Sanremo in cui gareggiare, e un concerto all'Arena di Verona «appena due giorni dopo il compleanno», ovvero il 20 settembre, da riempire di voci, persone, ricordi, sfide.

Venti i brani del disco in uscita, Masini +1, 30th anniversary: oltre all'inedito di Sanremo, Confronto - il canto di un uomo che si guarda allo specchio e riconosce in ogni ruga un difetto, uno sbaglio, ma anche la capacità di reagire - altre tre canzoni, per così dire d'amore. E poi i classici: si parte con Disperato, cantata con Eros Ramazzotti in un duo con voci fuse quasi alla perfezione; poi Ci vorrebbe il mare, che diventa più struggente quando interviene, quasi da lontano, la tonalità inconfondibile di Giuliano Sangiorgi; l'equilibrata T'innamorerai a cui Francesco Renga dà profondità, e poi le stringhe di Jovanotti che ravvivano una delle canzoni più recenti, L'uomo volante, portata a Sanremo dal Masini già rinato a seconda vita, dopo il periodo più buio.

«È venuta meno la rabbia», forse, che si «apriva insieme alla voce roca sulle tonalità più alte» in gioventù, ma «le canzoni hanno acquisito in ritmo, e consapevolezza». Un baricentro nuovo che è stato difficile trovare, soprattutto nell'armonizzazione tra voci, necessaria in un duetto: «Il compromesso è stato trovarci nel mezzo delle note; ma questo ha richiesto un anno e mezzo di lavoro soprattutto sugli arrangiamenti». Lavoro in cui si è espresso il vero Marco Masini, «prima ancora che cantautore, musicista».

I brani non si vergognano della loro allure anni '90 («vengo dalla dance», ricorda l'autore), ma giocano con la contemporaneità in duetti come quello con Annalisa (su Io ti volevo): «Oggi il baricentro della musica italiana, è il rap, diventata canzone standard con le sue metriche strette; mentre c'è stato un tempo in cui il vero pop era il rock. Un artista deve sempre ascoltare, capire l'evoluzione della musica, non esserne spaventato, per questo collaboro anche con cantautori rap». Così i successi dei tempi d'oro, con le loro «melodie larghe e melodrammatiche» non sono affatto passati: «Mi sono sempre messo in gioco: per me la vita ricomincia sempre da domani».

Che cosa dicono quelle canzoni, oggi, che il baricentro della musica è cambiato anche nei contenuti e il rap, ad esempio, propone temi più crudi e sociali? «Credo che l'artista, in fondo, abbia semplicemente bisogno di esternare i propri sentimenti: può farlo con una denuncia esplicita o in una modalità introspettiva ed esistenziale».

Manca poco a Sanremo, che per Masini «è ogni volta una scuola: come l'amore, si pensa di conoscerlo, ma è sempre nuovo», e le polemiche sulla violenza dei testi di altri concorrenti non toccano un artista con trent'anni alle spalle.

Anche se quello stesso artista ha messo, forse per la prima volta nella musica italiana, le parolacce nei suoi titoli: «La violenza vera è stata quella di chi ha scritto e detto certe cose di me. E non solo, anche di una donna», Mia Martini, distruggendole la vita. «Rispondere con un Vaffanculo come può fare un bambino, è solo un momento di rabbia, non è violenza».

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