Niente mezze misure. Già. Tre anni fa, sul divano di un hotel di Londra, Robbie Willians era un'ameba pensierosa. Ieri, qui a Milano, un torello scatenato: e non solo perché palestra e spaghetti e famiglia lo hanno tonificato (matrimonio nel 2010, figlia Theodora l'anno scorso). E ieri sera nella prima puntata di X Factor ha fatto il mattatore come ai bei tempi. «Quando è uscito Reality killed the video star, ho lasciato che tutto andasse per il suo verso, quasi volessi dimenticarmene. Ora sono qui per combattere». Caspiterina. Sono gli alti e bassi delle popstar dal cuore tenero come lui, che in volto è sempre più simile all'Elton John quarantenne ma nei bicipiti ricorda Paul Wood, monumentale rugbista dei Warrington Wolves. E difatti dal singolo Candy a Shit on the radio, tutti i brani del nuovo Take the crown (in uscita il 6 novembre) hanno una muscolosa essenzialità che l'ultimo Robbie Williams, forse depresso forse imbevuto di vizi, se la scordava. E manco si accorgeva di averla persa.
Scusi, Robbie Williams, il titolo dell'album (letteralmente: prendersi la corona - ndr) è un tantino ottimista.
«Proprio così: stavolta voglio cantare, voglio competere, voglio vincere. Andrò in tour e sarà un grande tour. Riempirò anche gli stadi».
Si parla di San Siro, a giugno o luglio.
«....». (non risponde ma con gli occhi dice di sì - ndr).
Tra l'altro queste nuove canzoni dal vivo funzioneranno che è un piacere.
«Con i miei primi dischi ho trovato il suono classico di Robbie Williams. Forse ero anche diventato la più grande popstar del mondo. Anzi sì, lo ero proprio».
Poi?
«Anche quando diventi famoso, c'è sempre qualcuno pronto a dirti che fai schifo. Lo dicono anche degli U2, e non è vero. Lo dicono dei Coldplay, e sono d'accordo».
Addirittura.
«Loro hanno il dono della melodia proprio come Kanye West, che però è di un altro genere. Ma poi bisogna tenere in mano il pubblico di uno stadio per due ore. E quello io lo so fare molto meglio».
Però il suo Rudebox del 2007 è stato un disastro.
«Se avessi rifatto lo stesso esperimento, sarebbe stato un suicidio. Già con il successivo Reality killed... ho mediato tra quello che volevo io e quello che il pubblico si aspettava. Ora voglio soltanto avere un grande singolo in classifica. E chissenefrega del resto».
O la va o la spacca.
«Comunque vada, continuerò solo per tre o quattro anni. Poi mi metterò a giocare a golf».
Tanto più che adesso ha una famiglia.
«E diventare padre rappresenta mi ha combiato cosmicamente, finanziariamente e spiritualmente. E vorrei metterne al mondo altri, di umani».
Allora vuol dire addio ai Take That?
«No, no, ritorneremo. L'ultimo disco è stato un successo di pubblico e di critica. Se il prossimo avesse anche la metà delle recensioni positive e delle copie vendute, sarebbe comunque una vittoria. Stare con i Take That per me è una vacanza».
Ora sono i One direction a monopolizzare i ragazzini.
«Sono molto simili a quello che eravamo noi. Però siamo stati la prima teen band e abbiamo fatto molta più fatica di loro a imporci. Oltretutto, sul palco ballavamo come matti, loro no e quindi vorrei che si sbattessero di più». (sogghigna - ndr).
Insomma a quasi
quarant'anni Robbie Williams sembra un ragazzino.«Tutti voglion sembrare più giovani, anche i politici. Io ora ho più ragioni per vivere. Ho una moglie e una figlia: non posso sfasciare tutto solo perché mi gira di farlo».
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