Cecilia Bartoli - la cantante italiana più nota internazionalmente - sarà al Maggio Musicale di Firenze dopodomani 8 ottobre con una serata dedicata ai compositori (perlopiù italiani) dell'epoca di Farinelli, il castrato leggenda. Arriva con la sua orchestra, Les musiciens du Prince, diretta da Gianluca Capuano. «Sua» nel senso che è riuscita a trovarsi una corte europea, i Grimaldi principi di Monaco, che sostiene il progetto di un ensemble.
E poiché da cosa nasce cosa, le è stata affidata anche la conduzione dell'Opéra di Montecarlo a partire dal 2023, intendenza che si affianca a quella del Festival di Pentecoste di Salisburgo. Ed ecco Cecilia Bartoli regina del canto e del management operistico, artista imprenditrice con un occhio alla salute ma l'altro alla vita professionale. Che deve andare avanti.
Perché va bene essere cauti, però
«Però i nostri polmoni hanno riposato a sufficienza, non esageriamo. Noi artisti vogliamo cantare».
Per la verità, non è rimasta inattiva quest'estate. Sta inoltre per uscire «Believe» dove lei duetta con Andrea Bocelli.
«Mi esprimo a nome di tutti i colleghi. E dico che il mondo si è sempre confrontato con malattie e pandemie, dobbiamo imparare a convivere con il virus, non è che adesso tutto si ferma. Mia mamma ancora ricorda l'Asiatica del 1957, epidemia che ignoravo eppure seminò morti».
A proposto di attività, verrà al Maggio di Firenze. Come è nato questo last-minute?
«Parlavo con il sovrintendente Alexander Pereira della riprogrammazione dei miei appuntamenti di marzo e del fatto che sarei stata nella sua Vienna. Sappiamo come è fatto, un vulcano. Mi ha detto: Guarda che è vicinissima a Firenze. Ti aspetto. Detto, fatto».
Lei non canta da anni a Firenze.
Da quando ero poco già che ragazza. Cantai nel Così fan tutte di Mozart diretto da Zubin Mehta, alla Pergola. Che ricordo stupendo. Quindi torno con immensa gioia».
Questo è il rovescio della medaglia del Covid: le opportunità nella crisi. Altre opportunità per il mondo dell'opera?
«Ne ho parlato tanto coi colleghi. Tenuto conto che le grandi orchestre sono penalizzate al massimo, ecco che si aprono spazi per i piccoli organici e in particolare per le orchestre barocche. Questo può aiutare a dare slancio al genere e a diffonderlo ancora più. Potrebbe funzionare da molla per ascoltarlo, per inserirlo nelle stagioni che si focalizzano sempre su un certo melodramma. Altra cosa. Abbiamo iniziato a apprezzare gli spazi all'aperto. Dovremmo sfruttare di più piazze, anfiteatri, luoghi conformati in modo da assicurare una buona acustica».
A Firenze proporrà arie scritte fra pesti e carestie di Sei-Settecento
«Tempi durissimi e senza la possibilità di curarsi».
Lei farà il vaccino?
«Eh sì, non appena arriverà. Con la speranza che non vi siano effetti collaterali».
Nel frattempo?
Si vive e si lavora indossando mascherina, lavandosi le mani con frequenza e mantenendo le distanze. Noi cantanti da sempre siamo attenti a evitare situazioni che procurino malanni, basta un raffreddore e stai ferma per 15 giorni. Quindi è naturale prendere le distanze da chi potrebbe contagiarti raffreddori e influenze, che non associo certo al Covid, però l'atteggiamento di difesa è lo stesso».
Abituata al tutto esaurito, che effetto le fa cantare in teatri con un terzo degli spettatori?
«Fa effetto non tanto vedere le poltrone vuote, quanto i volti coperti dalle mascherine perché non riesci a intercettare sorrisi, sguardi, reazioni degli spettatori. È tutto più irrigidito».
Cosa ha fatto durante il lockdown che in Svizzera, dove risiede, è stato comunque meno severo rispetto al nostro italiano.
«Ho studiato tanto anche in prospettiva del repertorio per gli anni a venire. Poi mi sono concentrata sulla conduzione dell'Opéra di Montecarlo, inizio nel 2023, così ho profittato per portarmi avanti coi programmi. Ma ho anche sperimentato tante ricette».
Bartoli e la cucina. Questa ci mancava
«E invece ho scoperto le risorse della mandorla e tutto ciò che puoi fare con questo elemento. La farina di mandorle, per esempio, un'ottima alternativa alla farina 00: sazia e fa bene, consiglio però di mantenere la buccia».
L'autodisciplina dimostrata da tanti Italiani stupisce il mondo. Italiani incompresi o che si presentano peggio di quel che in realtà sono? Lo chiediamo a un'espatriata come lei.
«Siamo un esempio per tanti Paesi, a partire dalla Francia che ha abbassato totalmente la guardia. Si stupiscono per come stiamo reagendo? Forse non ricordano che quando entrò in vigore il divieto del fumo, noi ci adeguammo all'istante senza far storie. Quando vogliamo e ne comprendiamo la necessità, siamo rigorosi e disciplinati».
Si stanno sperimentando tante forme per andare in scena. C'è qualche soluzione più curiosa o vincente di altre?
«Mi ha incuriosito il Boris Godunov all'Opernhaus di Zurigo.
Hanno posizionato il coro e l'orchestra nella sala prove e i solisti in palcoscenico. Il tutto connesso da un impianto di conduzione e amplificazione del suono. Questa soluzione ha fatto sì che tutto il pubblico potesse entrare a teatro. Un bell'esempio del far di necessità virtù».
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