Netrebko: "Che bello vedere una donna morire per il suo uomo"

Il soprano e il marito tenore Yusif Eyvazov presentano «Chénier» di Umberto Giordano

Netrebko: "Che bello vedere una donna morire per il suo uomo"

La prossima Prima della Scala sarà fulminea come una Ferrari. L'opera di apertura di stagione, Andrea Chénier di Umberto Giordano, avrà ritmi serrati, cinematografici. Così veloce che è vietato interrompere con applausi alle romanze, benché le sei grandi arie siano così travolgenti da far scattare spontaneo l'applauso. Nonché il fischio: nell'orecchio abbiamo i Gigli, Del Monaco, Corelli, Cappuccilli, Bastianini, Callas, Tebaldi e Caballé. Ma così vogliono il direttore d'orchestra Riccardo Chailly e il regista Mario Martone, autori della produzione con cui il 7 dicembre debutta la stagione milanese. Nei panni di Maddalena, la contessina poi caduta in disgrazia, il miglior soprano in circolazione: Anna Netrebko. Al suo fianco, nel ruolo del titolo, il marito e tenore Yusif Eyvazov. Il baritono Luca Salsi sarà Gérard, il servo che getta la livrea - cosa che Salsi farà con gesto assai spettacolare - per farsi rivoluzionario.

Siamo in piena Rivoluzione Francese, pende la spada di Damocle, o meglio, la ghigliottina: attivissima durante il Terrore di Robespierre. Una ghigliottina che Martone si porta come una coperta di Linus da due lavori precedenti, alla Scala vedremo lo stesso strumento (fatto a Torino) che tagliò teste nel suo film Noi credevamo e poi nel dramma Morte di Danton.

Un allestimento classico, fedele a musica, libretto e storia. Prima fa uno spaccato dell'aristocrazia francese, quindi sarà un brulicare di berretti frigi, coccarde, tribunali di Salute pubblica. Il tutto montato su una macchina girevole, in palcoscenico dal primo all'ultimo quadro. Le quattro scene dei rispettivi quadri s'immettono l'una nell'altra senza sosta, la macchina girerà pure a ritmo di gavotta fra il primo e secondo quadro seguendo la danza eseguita nella buca d'orchestra. A metà dell'opera, il sacro intervallo: per mondanità, amenità e ristoro degli artisti. Quindi di nuovo in pista fino alla scena finale quando Maddalena e il poeta Andrea Chénier si allontaneranno su un carro per andare incontro alla comune morte, con Gérard in lacrime per non aver ostacolato la morte dei due innocenti.

Un'opera che è «pantomima tragica» dice Martone che gioca sulla contrapposizione fra la meccanicità della storia e lo slancio dell'amore: per la patria, per la poesia e per l'uomo/donna. La storia d'amore passionale di Maddalena e Andrea Chénier, e quello non corrisposto di Gérard per Maddalena s'amalgamano con le vicende della fase più tremenda della Rivoluzione francese. Che è fatta di slancio vitale, «come è tipico delle rivoluzioni, dalla russa del 1917 alla Primavera araba», ma che non sempre arrivano in fondo rispettando i parametri di partenza. «Perché sono fatte da umani», dice Martone che fa l'esempio del personaggio più controverso di quest'opera, Gérard, «un servo che si ribella e poi diventa un capo rivoluzionario disposto alla violenza, anche sul corpo di una donna». Che nel caso specifico è incarnata da Anna Netrebko, in questi giorni decisa a lasciare la scena al protagonista dell'opera, Eyvazov: 40 anni, di cui 17 spesi a Milano dopo essere nato ad Algeri, cresciuto a Baku (è comunque azero), fatta una gavetta conclusa da poco, ma ora con un'agenda da urlo. Il 7 dicembre incarna un doppio ruolo. Quello del protagonista dell'opera e di compagno di vita del soprano numero uno al mondo, cosa che lo espone a continui raffronti. Sicuramente la sua carriera si divide in AN e DN, Avanti Netrebko e Dopo Netrebko, sicuramente ha una voce possente, è un tenorone lirico spinto, troppo spinto secondo qualcuno. Sappiamo che ha studiato la parte diligentemente, vi lavora da mesi e mesi, ed ora ha una fifa tremenda dato che questo è il suo debutto scaligero, più tutto il resto. Rimandiamo però al 7 dicembre l'ardua sentenza.

La Netrebko ha sempre brillato nelle sue Prime della Scala, vedremo cosa accadrà per questo suo debutto di ruolo come Maddalena. «L'ho appena imparato», ammette candidamente, e il marito a ricordare che Anna apprende con una velocità a lui sconosciuta.

La coppia non vede l'ora di arrivare all'ultimo duetto, «lì ci sono acuti e tanta energia. E poi è bello vedere la donna che muore per l'uomo che ama», dice lei. Parola di una donna diva, bella seppur appesantita e glamour, ma protettiva all'ennesima potenza con gli uomini della sua vita.

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