Lo dice per fare una battuta ma è serio, molto serio. Nella presentazione della terza serie di House of Cards, di cui è protagonista, Kevin Spacey lo dice chiaramente: "Potete fare un House of Cards anche in Italia". Il senso del suo ragionamento si spiega con poche parole: cosa c'è di meglio di una serie tv per mostrare al grande pubblico scandali, intrighi e corruzione della politica? E siccome Spacey ha sentito parlare dei nostri "problemini", afferma che da noi ci vorrebbe una serie tv come "House of Cards". Non nasconde, quindi, una finalità pedagogica della serie.
Chissà a quale politico del Belpaese vorrebbe ispirarsi se decidesse di fare una serie tutta italiana. Difficile saperlo da lui, che non si sbilancia neanche sull'America, anche se un particolare lo rivela: guardando indietro alla storia è sicuro che Underwood avrebbe ammirato il presidente Lyndon Johnson: "In tutta la sua carriera al Congresso - racconta alla conferenza stampa di presentazione a Londra - era rinomato per essere un figlio di p... senza scrupoli che manipolava le persone per farle votare come voleva". Come vice presidente inoltre era molto ambizioso". Ma, tiene a precisare, "non voglio definirlo malvagio". Con una battuta prende le distanze dal perfido Frank Underwood: "Non giudico mai i miei personaggi".
E quando gli chiedono come mai la serie abbia così tanto successo negli ambienti politici americani, anche se esce un quadro a dir poco inquietante della politica a stelle e strisce, Spacey risponde allargando le mani e sorridendo: "La gente è masochista".
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