"Notre Dame de Paris" compie venti anni (ma nessuno ci credeva)

L'opera in tour con Lola Ponce e Giò Di Tonno Cocciante: "La cultura è un vaccino per tutti"

"Notre Dame de Paris" compie venti anni (ma nessuno ci credeva)

«Vedrete questo spettacolo in giro almeno per un anno»: le previsioni di quella vecchia volpe dell'entertainment David Zard, nel 2002, erano queste. Oggi, invece, nel sorriso placido del compositore Riccardo Cocciante, a due passi dal pianoforte su cui ha costruito tutta una carriera, si legge a caratteri cubitali l'orgoglio: Notre Dame de Paris, l'opera musicale ispirata al capolavoro letterario di Victor Hugo, celebra nel 2022 i vent'anni di vita, di pressoché ininterrotta esistenza sul palcoscenico con, solo in Italia, milletrecentoquarantasei (1346) repliche per quattro milioni di spettatori. All'estero, l'opera ha attraversato venti Paesi con più di cinquemila spettacoli e tredici milioni di spettatori.

Per avere cifre e longevità simili bisogna scomodare monumenti come Les Miserables della coppia francese Schönberg-Boublil o Phantom of the Opera del britannico Lloyd Webber. Alle Fonderie Napoleoniche di Milano, Riccardo Cocciante chiama all'appello tutto il cast di protagonisti del suo show e, tra esibizioni dal vivo e racconto, spiega l'attualità di una fatica che, «quando iniziai a concepirla e a cercare chi la producesse in Francia, più di vent'anni fa, sembrava impossibile. Ma d'altronde, anche quando iniziai come cantautore, mi sentii dire che non sapevo cantare, che urlavo troppo e che fisicamente non ero... giusto. In più scandalizzavo tutti perché cantavo senza guardare il pubblico e tenendo gli occhi chiusi». A Notre Dame de Paris credettero, oltralpe, il paroliere Luc Plamondon e, in Italia, Pasquale Panella, «due artisti cui devo una parte fondamentale di questo successo. Senza contare il compianto Zard che, per metterlo in scena, costruì addirittura il Gran Teatro a Roma. Oggi, nel mondo, Notre Dame de Paris gira in otto lingue. Volevo esattamente questo: un'opera popolare, che la gente potesse andare a vedere in jeans».

Tra le ragioni contemporanee di questa celebrazione, ammette il compositore italiano di origini vietnamite, c'è la resistenza alla pandemia da Covid. Perché Notre Dame de Paris, show dalla struttura elefantiaca, si tuffa in un tour che partirà il 3 marzo dal Teatro degli Arcimboldi di Milano e marcerà diritto fino al prossimo dicembre, dove chiuderà nello splendido Teatro Politeama Rossetti di Trieste. «Tutti noi artisti dobbiamo cercare di ripartire spiega Riccardo Cocciante - la cultura ci fa andare avanti anche se tutto sembra più difficile, ci spinge a cercare di vivere meglio. Come dal terreno di una foresta incendiata ricresce la vegetazione, così noi umani dobbiamo approfittare di questo disastro per ricreare qualcosa di diverso».

La storia del campanaro gobbo Quasimodo nascosto nella cattedrale di Parigi, innamorato della bella zingara Esmeralda e condizionato dal potente protettore Frollo, resta un classico capace di parlare alle generazioni nei secoli, figuriamoci negli ultimi vent'anni, quelli passati dall'arrivo dell'euro ai cellulari connessi a Internet: «In Notre Dame de Paris ci sono mille temi prosegue Cocciante ma certo quelli della necessità dell'inclusione e della diversità sono i più evidenti. L'esclusione dei diversi è una ferita eterna».

Lo show torna in scena con i protagonisti storici e con coloro che hanno raccolto la staffetta dopo il primo successo: da Lola Ponce (Esmeralda) a Giò Di Tonno (Quasimodo), a Vittorio Matteucci (Frollo), senza dimenticare Leonardo Di Minno, Matteo Setti e Tania Tuccinardi. Per il ventesimo anniversario, tutte le canzoni dello spettacolo sono disponibili da oggi sulle piattaforme digitali nelle due versioni in studio e dal vivo all'Arena di Verona nel 2002.

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