Ad Achille Lauro basta il la. Poi lui parla, argomenta, esonda al punto che è un'impresa arginarlo. Oggi esce il disco Lauro, che rappresenta in musica le sue parole, pari pari: «Un disco sincero, che non ha nulla da dimostrare ma che rappresenta tutte le mie personalità». Che sono tante, e si sa, molte più di quelle che ha mostrato con i «quadri» al Festival di Sanremo. Non a caso questo è il suo sesto disco in tre anni, roba da confondere anche i più fedeli a questo «artista sparigliatore» che vaga senza bussola ma con un'idea precisa: «Analizzare tutte le parti di me». Tanto per capirci, anche in Lauro spazia dal glam rock alle orchestrazioni, girovagando per la musica nonostante, come spiega, «i generi sono soltanto definizioni». E si allarga nel citazionismo, infilando sotto la stessa copertina i Beatles e Olivia Newton John, Britney Spears e Prince giusto per fare qualche esempio: «Io sono la contraddizione di me stesso» dice.
Achille Lauro, trovi un punto fermo in questo disco.
«Di certo è la mia parte malinconica».
La malinconia e la nostalgia talvolta vanno a braccetto. Nel video del nuovo singolo Marilù si citano i Nirvana dell'Unplugged.
«È soltanto una parte del racconto, non ci sono altri significati nascosti. Certo qualcuno può dire: ma cosa fa questo qui, si mette al livello di Kurt Cobain? Ma chi mi segue va oltre queste banalizzazioni».
Qualcuno dice che indossare tanti costumi/volti diversi può essere limitante, che il personaggio oscuri l'artista.
«Non credo che sia così, in realtà da parte mia i due aspetti sono strettamente collegati. Il desiderio di apparire non è più grande degli altri desideri».
Renato Zero qualche tempo fa riferendosi a lei ha detto che «con le piume e le paillettes non giocavo certo a fare il clown della situazione».
«Ogni artista ha una identità forte e non sono certo i costumi che uniscono le anime. Sono d'accordo che di Renato Zero ce ne sia soltanto uno, ma forse lui non è molto informato su tutto ciò che faccio e segue soltanto le attività mainstream».
Ha detto che lui cantava in periferia.
«Io ci sono cresciuto e sono molto vicino, i miei amici vivono ancora lì. Con la mia musica cerco anche di aiutare, ma non sto a sbandierare le cose che facciamo nella nostra vita privata. In ogni caso penso che le droghe siano una piaga sociale, non c'è dubbio su questo».
C'è un brano che si intitola Barrilete cosmico, citando la definizione che il telecronista Victor Hugo Morales coniò per Maradona dopo il gol all'Inghilterra ai Mondiali del 1986.
«Diego Armando Maradona era genio e sregolatezza, a me piace fissare i momenti storici nella mia memoria».
In Lauro c'è pure un titolo imprevisto: Generazione X. Ma non è la sua generazione.
«Io sono nato nel 1990 ma vedo un parallelismo tra chi è nato prima di me, tra la fine degli anni Sessanta e il 1985».
Addirittura?
«Mi sembra ci sia molta poca speranza per il futuro».
Qual è il suo futuro?
«Voglio prendermi del tempo per vivere e trovare la mia nuova dimensione».
Il titolo Lauro è il riassunto dei generi musicali del disco. Una lettera per ogni genere.
«C'è il glam rock, che rappresenta la battaglia per come essere. C'è il rock'n'roll, ossia il divertimento. C'è il pop, che in Italia non è considerato quanto dovrebbe. C'è il punk rock, che è scorrettezza e voglia di combattere per i propri ideali. E c'è la O di orchestra. Non voglio fare il fricchettone, ma l'idea di tanti che suonano la stessa musica mi piace».
Achille Lauro, talvolta la sottovalutano.
«La gente mi può dire che faccio schifo, ma per favore chiedo di ascoltarmi. Metto tutto me stesso in ciò che faccio, sono un perfezionista totale».
Oggi un artista deve fare i conti con il politicamente corretto.
«Credo che in certi momenti sia giusto dosare le parole per essere sicuri di non offendere nessuno. In un discorso ufficiale, a esempio. Ma l'arte non va spiegata né giustificata. Solo per parlare delle copertine dei dischi che hanno fatto storia, quante erano politicamente scorrette?».
Quando tornerà a
fare concerti?«Prima sistemiamo la situazione sanitaria. Ma subito dopo si deve tornare sul palco. Io sono l'ultimo che può lamentarsi, ma ci sono tantissimi operatori del mio settore in vera, autentica difficoltà».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.