Quelle annunciate ieri sono state le ultime nomination per gli Oscar da liberi tutti. Dal prossimo anno, infatti, per poter gareggiare nella categoria miglior film, sarà necessario riflettere le «diversità» del mondo, includendo, ad esempio, necessariamente, donne, persone di diverse etnie e orientamenti sessuali. È il cinema (il)Liberal, bellezza.
Non che in questa edizione si sia andati troppo lontani, visto che dei venti attori candidati, nove provengono da minoranze etniche, tra cui il primo asiatico-americano (Steven Yeun) e il primo musulmano (Riz Ahmed). Tante prime volte, come quella di due donne registe nominate agli Oscar: si tratta di Chloe Zhao e Emerald Fennell, rispettivamente per Nomadland e Promising Young Woman. Così come non si correrà il rischio di non aver in nomination attori di colore, come avvenne nel 2016, vista la vasta rappresentanza nelle varie categorie, fatta eccezione per «l'emblema» Spike Lee e il suo Da 5 Bloods Come fratelli, clamorosamente snobbato dall'Academy. Intanto, fa piacere che l'Italia abbia avuto ben tre candidature. A contendersi la vittoria, il prossimo 25 aprile (a proposito, si farà con cerimonia in presenza, non solo nel solito Dolby Theatre, ma anche in altre diverse location), saranno Pinocchio e la Pausini. Per il film di Matteo Garrone, infatti, sono arrivate le due nomination per i costumi (a Massimo Cantini Parrini) e per il make up (a Dalia Colli e Francesco Pegoretti), mentre la cantante è in corsa per Io Sì (che ha, tra gli autori, Niccolò Agliardi), nella categoria della miglior canzone originale, per il film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti, con la quale ha già vinto il Golden Globe. La Pausini, prima italiana a ricevere una nomination nella categoria, ha dichiarato: «Ancora non ci credo. Sapere che sono nominata agli Oscar va oltre qualunque desiderio o aspettativa potessi sognare». A mani vuote, invece, Notturno di Gianfranco Rosi, escluso dalla cinquina dei documentari (dovrebbe vincere il rumeno Collective) e la Loren, anche se per la straordinaria Sophia era più una speranza che una certezza quella di rientrare nella shortlist delle migliori attrici. Edizione che sarà storica per tanti motivi, a partire dal fatto che i film in concorso, praticamente, si sono visti solo in televisione (salvo rare apparizioni in sala) e, quindi, di discutibile interpretazione. Come puoi dare un giudizio completo (ad esempio, sulla fotografia o la colonna sonora), se l'opera l'hai vista nel salotto invece che al cinema? Di necessità, virtù.
Con candidature, alla fine ristrette, non ci sono state grosse sorprese. Il titolo da battere sarà sicuramente Nomadland che, oltre a film e regia, è stato nominato per Fotografia, Sceneggiatura non originale, Montaggio e Miglior Attrice (Frances McDormand); se tutto va come da pronostico, dovrebbe fare la doppietta più prestigiosa, mentre, tra le attrici, dovrebbe spuntarla Carey Mulligan per Promising Young Woman, con l'insidia Viola Davis (l'attrice nera più nominata nella storia degli Oscar). Il vero rivale di Nomadland, è Mank, che ha fatto il boom di nomination; il film in bianco e nero sulla vita dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz, prodotto da Netflix, ne ha totalizzate ben 10, tra cui quella per Miglior regista (David Fincher) e Miglior film. Difficile che l'Oscar più prestigioso non prenda una di queste due strade, a discapito degli altri candidati: il dramma sulla demenza The Father (6 nomination), il thriller storico Judas and the Black Messiah (6), il sogno coreano-americano Minari (6), il revenge movie emblema del MeToo Promising Young Woman, il film sulla sordità Sound of Metal (6), il legal storico Il Processo ai Chicago 7 (6).
Tra i miglior attori, non si accettano più scommesse sulla vittoria di Chadwick Boseman, protagonista di Ma Rainey's Black Bottom, scomparso lo scorso agosto e già vincitore postumo del Golden Globe, che dovrà vedersela, soprattutto, con l'Anthony Hopkins (alla sesta candidatura) del commovente The Father. Tra i non protagonisti, favori del pronostico a Daniel Kaluuya (Judas and the Black Messiah) tra i maschi e a Glenn Close (per Elegia Americana) tra le donne. Il disneyano The Soul avrà vita facile nella categoria animazione. Per la sceneggiatura, i favoriti sono Nomadland (non originale) e Il processo ai Chicago 7 (originale).
Tra i Film Stranieri, il grande favorito è il danese Un altro giro, di Thomas Vinterberg (finito, a sorpresa, anche nella cinquina dei registi). Curiosità: Netflix ha fatto man bassa di nomination, con ben 35, mentre Amazon ne ha raccolte 12 e Disney+ è in corsa con tre film. È il futuro del cinema, che piaccia o meno.
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