Lui dice: «È il mio album più cantautorale». E chi lo ascolta pensa che sia il suo migliore da un bel po'. Biagio Antonacci è uno dei rari casi di cantautore che riesce a pubblicare uno dei propri dischi migliori ben ventotto anni dopo il debutto. Nuova ispirazione. Più trasversalità. «Sono brani autobiografici? Forse sì ma non ne sarei così sicuro». In sostanza Dediche e Manie, che arriva tre anni dopo L'amore comporta, è il suo disco più vario, forse il più profondo nei testi, senza dubbio il più convincente forse addirittura da Convivendo del 2004. Forse dipende dal fatto che lui ha saputo resistere alla estenuante frenesia di questi tempi e prendersi il periodo giusto per trovare storie e argomenti da trattare. O, più semplicemente, è una rinascita. In ogni caso, a prescindere dai risultati di vendita (e i biglietti già venduti per il tour ne danno una prospettiva chiara), Dediche e manie è una bella fotografia di pop che sa aderire allo spirito di questa epoca fotografandone i bisogni: resistere alla tristezza e appianare i conflitti, anche quelli familiari. «Sono argomenti fuori da certi schemi», spiega lui prima di avventurarsi nella presentazione delle sue nuove canzoni. Scuola di Teatro Paolo Grassi. Antonacci sul palchetto come un deejay alla vecchia maniera, ossia «suonando» le proprie nuove canzoni e descrivendole nel frattempo. «È un disco con ospiti enormi ma non conosciuti al grande pubblico». E forse qui si trova una delle password del nuovo disco.
Dediche e manie si apre con Il migliore, praticamente una dichiarazione di intenti.
«Inizio con un arpeggio di chitarra poi il ritmo diventa quasi dance, quasi a invitare ciascuno di noi a cominciare a essere il migliore anche a costo che ti faccia male. Spesso ci dimentichiamo quanto conti l'autostima nella qualità della vita. E io mi sento di augurare a tutti di sentirsi il migliore almeno per un giorno».
Poi però c'è la sorpresa: Mio fratello. La storia del perdono tra due fratelli cantata da lei e dall'ospite Mario Incudine, il re del cunto siciliano.
«Intanto il cunto è una antica forma di racconto in dialetto siciliano, forse ha origini greche ma si è consolidata nel Medioevo. E il giovane cuntista Mario Incudine ne è un'interprete famoso in tutto il mondo, visto che tiene concerti ovunque con una quantità enorme di pubblico».
Il suo intervento ha una intensità quasi rap. Ad esempio quando freme dicendo «Lassami campari, nuddu mi po' giudicari».
«In effetti il cunto è una sorta di rap ante litteram».
Non c'è mica solo questo. In Sei nell'aria c'è il featuring di Laioung, una delle rivelazioni della scena trap italiana.
«Si chiama in realtà Giuseppe Bockarie Consoli ed è nato a Bruxelles venticinque anni fa. Quando l'ho contattato, mi ha rivelato che suo padre è un mio grande fan che faceva lo speaker in una radio e, durante una mia visita in Belgio tanti anni fa, mi aveva chiesto una foto con suo figlio. Rivedermi molto più giovane di fianco a Giuseppe piccolo è stato molto simbolico per me».
Però, Antonacci, da che cosa dipende questa sua nuova vita?
«Molto dipende dal fatto che ho lavorato con produttori giovani e ho voluto dare spazio a una nuova generazione di artisti che ha contribuito anche a rinnovare gli arrangiamenti. Forse anche per questo il disco è una sorta di dialogo intergenerazionale che musicalmente spazia dal funky all'edm».
Però c'è ancora l'Antonacci sentimentale. Ad esempio in Un bacio lungo come una canzone.
«Una canzone che mi è venuta all'improvviso dopo aver visto il concerto di Vasco in televisione. Tutta quella musica. Quelle sensazioni. Ho pensato di paragonare a uno strumento tutti i momenti dell'emozione di due ragazzi che partecipano a un concerto. Ho pensato molto a come scriveva i brani Lucio Dalla...».
Invece Mio fratello si avvicina al mondo di Celentano.
«Ammetto che, scavando in questa canzone, ho pensato spesso a lui. Sono arrivato anche a chiedermi se fosse il caso di chiederli un featuring. Ora gliela mando e non è escluso che in futuro non si riesca a combinare qualcosa insieme. Dopotutto lui si è avvicinato spesso a quel tipo di costruzione dei brani».
Il disco esce oggi ma le date dei concerti sono già note e stravendute da settimane. Data di inizio: il 15 dicembre al Nelson Mandela Forum di Firenze.
«Andremo avanti fino a fine gennaio e già molti
concerti sono esauriti o raddoppiati, come ad esempio a Bari. Ma poi ritornerò sul palco a maggio, stavolta in tre città mirate: Milano, Roma e Bari. E volete saperla tutta? Non vedo l'ora di tornare a cantare dal vivo».
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