Quelle commoventi lezioni di piano alla nipotina

Sin da ragazzo la musica per lui era tutto. Di notte, sotto le stelle, ci raccontava il "suo" Beethoven

Quelle commoventi lezioni di piano alla nipotina

Essere figli di uno scrittore è difficile, se si vuole in qualche modo seguirne il mestiere; essere figli di Piero Buscaroli era un'impresa. Essere figli di Piero Buscaroli, in sua assenza, e cercare di scrivere, è poi qualcosa di quasi impossibile. Ai tempi della tesi di laurea che io scrivevo sulla sua Olivetti lettera 22, mi correggeva le frasi sostenendo che io traducevo dal tedesco, perché mettevo il verbo in fondo alla frase («ma non senti che schifo?», diceva leggendo). La correggemmo in campagna, nella casa che aveva ristrutturato sulle colline di Cesena, e ridevamo come pazzi con la storia che io avevo un pezzo di cervello tedesco. Poi veniva la notte, e, sotto le stelle, lui parlava di Beethoven. Io fermavo nel mio diario le idee che mi avevano colpito, sempre sapendo che quei momenti non sarebbero stati eterni. Avrebbe poi detto che, da quando aveva 15 anni, non aveva passato un giorno senza pensare a Beethoven.

Mio padre era assiduo, costante; aveva il senso di un compito da onorare che forse ereditò dalla famiglia, il padre latinista e la madre insegnante d'inglese. Si ritirò in quella casa di campagna sia per scrivere il Bach che per scrivere il Beethoven. Badava a molti gatti, uno dei quali, monco di un orecchio, si chiamò naturalmente Beethoven e lo vegliava, seguendolo ovunque. Solo, come in un voluto, sofferto e autoinferto ritiro, quando lo andavamo a trovare ci lasciava salutandoci col braccio fino a quando la macchina scompariva, sempre sorridendo, ma con l'attesa di tornare al suo tavolo da lavoro.

Un giorno mi disse che lavorava sempre assillato da un senso del dovere che non gli dava pace. Non musicologo di formazione, si accostò ai due tra i maggiori geni della storia della musica con convinzione e serietà. La musicologia ufficiale lo subì: alcuni storcendo il naso, altri, semplicemente, ignorandolo. Ma i giovani che hanno studiato sul suo Bach hanno, alle volte, mutato il modo di suonare: Carlo Maria Barile, un giovane e talentuoso pianista di Bari, venne a Bologna per dimostrargli dal vivo come e perché aveva cambiato il modo di suonare le Partite di Bach dopo aver letto il suo libro. Ma mio padre era timido, e sfuggiva, o cercava di sminuire le attenzioni, quasi fossero esibizioni eccessive e mai meritate. Gianpiero Reverberi, genio musicale - l'inventore del Rondò veneziano - venne a Bologna soltanto per sapere che cosa realmente pensava del misterioso incipit della Quinta Sinfonia: fu un incanto sentire i due che suonavano insieme per poi arrendersi di fronte ai passi del genio (Al mistero disse mio padre).

A un anno dalla sua scomparsa, nessuno di noi, né la moglie, né noi figli, abbiamo cambiato nulla, né nel suo studio, né nella sua stanza. Abbiamo curato la ristampa del Bach e del Beethoven, che usciranno, entro la fine dell'anno, come Oscar Mondadori, abbiamo voluto che il suo volume di memorie Dalla parte dei vinti fosse ripubblicato, unendosi così al naturale secondo volume, Una nazione in coma, editi ora entrambi dalle edizioni Minerva di Bologna.

Stiamo definendo le regole di un premio musicale e lavoriamo alla pubblicazione degli scritti su Bruckner, i soli a cui ancora stava dedicandosi, e la pubblicazione dei deliziosi e ameni pezzi di costume che, col nome di Piero Santerno, scrisse per anni su Il Giornale, dal 1980 in poi. Abbiamo fondato l'Associazione «Amici di Piero Buscaroli» (Strada Maggiore, 49, Bologna) per raccogliere e rendere nota la molteplice varietà dei suoi interessi e della sua umanità, che noi stessi forse non conosciamo completamente.

Mia figlia, a dodici anni, gli suonava Bach, e lui le si metteva accanto al pianoforte.

Non la correggeva mai, era troppo

intelligente per non capire che avrebbe rotto un piccolo incanto. La guardava, come contemplando un sospeso miracolo che gli faceva sentire vero il sogno: la nipotina Vittoria che suonava i pezzi del Quaderno di Anna Magdalena.

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