«Per la Rai è fondamentale il pluralismo culturale»

Giuseppe T. Sciascia

Arturo Diaconale è consigliere di amministrazione Rai, già direttore dell'Opinione, che si batte da tempo per una offerta politico-culturale pluralistica da parte della Rai. E da venerdì prossimo arriva su Raidue un nuovo talk: Kronos, il tempo della scelta, dopo una richiesta in cda dello stesso Diaconale insieme al consigliere Giancarlo Mazzuca. Sarà condotto da Annalisa Bruchi e da Giancarlo Loquenzi.

Diaconale qual è lo stato di salute della Rai?

«La Rai tiene bene la rotta, siamo molto soddisfatti degli ultimi risultati della programmazione. Non ultimo il successo della trasmissione di Roberto Bolle che poteva sembrare una scelta azzardata, ma che invece ha soddisfatto tutti».

Sono aumentati i competitors della televisione pubblica, i giovani privilegiano i canali on demand, qual è la risposta giusta per gli utenti Rai?

«La qualità dei prodotti Rai. Pur criticando alcune scelte aziendali come il passaggio di Fabio Fazio da Raitre a Raiuno, che ha determinato un calo degli ascolti, non si può certo ignorare il confezionamento di un prodotto di alto livello. Per questo ritengo che la Rai debba considerare come primario il messaggio di qualità, mettendo in secondo piano gli aspetti pubblicitari».

Kronos è un esperimento con buone probabilità di riuscita?

«Kronos, per la bravura e la qualità dei conduttori, è sicuramente un prodotto che susciterà attenzione. Mi dispiace che sia programmato solo per sette puntate, un programma necessita di più tempo per fidelizzare i telespettatori».

C'era bisogno di un talk che guardi anche a destra?

«La pluralità dell'informazione è alla base del servizio pubblico, nessuno si lamentava di Raitre quando veniva definita TeleKabul. L'onestà intellettuale sta nell'ascoltare tutti i pareri, anche quelli più distanti».

Diaconale, parliamo un po' di lei, ci racconta un episodio Off

della sua lunga carriera?

«Come non ricordare il contrasto con Montanelli al Giornale, ho lasciato la redazione. Non mi sono mai pentito, alla fine sono andato via. La cosa mi fa sorridere per la grandezza di quell'uomo».