«Rush»: che sinfonia quei motori di Hunt e Lauda

Il Festival di Sanremo si conclude stasera. Con l'immancabile boom di ascolti, magari anche con il record assoluto. Le altre reti, è la regola, si devono accontentare delle briciole. Che a volte sono piuttosto gustose. Come in Rush, un dramma parasportivo (ore 21,10 Rai Movie) diretto nel 2013 da uno che sa il fatto suo, lo statunitense Ron Howard, già bambino semi-prodiglio da attore (fra tutti, girato quando aveva otto anni, il delizioso Una fidanzata per papà di Vincente Minnelli, 1963). E poi regista di grandissimo successo (basterà ricordare Cuori ribelli, Apollo 13, A Beautiful Mind, The Missing, Il Codice da Vinci). Qui, con la complicità dell'ottima sceneggiatura di Peter Morgan, racconta una sfida che infiammò il mondo dell'automobilismo oltre quarant'anni fa. Tutto comincia a Londra nel 1970. Ecco i primi duelli in Formula 3. Imprevedibile e sciupafemmine l'inglese James Hunt (Liam Hemsworth), metodico e rigoroso l'austriaco Niki Lauda (Daniel Brühl). Si sposano tutti e due, per poco il primo con la vistosa Suzy, per sempre l'altro con la dolce Marlene. E venne la lunga sfida del '76. Il film rievoca, con lunghe scene sulle piste, le folli gare degli anni Settanta, dove la media era di due morti a stagione.

Il tedesco Daniel Brühl e il sorprendente australiano Liam Hemsworth, reduce dai kolossal mitologici, incarnano bene i due assi, anche per la notevole somiglianza con i due piloti. Nonostante il terrificante frastuono (il rombo dei motori diventa una dolce sinfonia al cospetto di una colonna sonora a tutto volume), il film si segue con grande trepidazione da cima a fondo.

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