Toccante, emozionante, da brividi. Rula Jebreal ha preso in mano i diritti delle donne e li ha portati sul palco di Sanremo aprendo il cuore della platea e degli spettatori. Spazzando via ogni polemica perché la lotta alla violenza non ha colore politico. In mezzo a un libro bianco e un libro nero, la giornalista israeolo-palestinese e italiana ha elencato la bellezza delle canzoni che celebrano le donne e gli orrori contro di loro. Le donne stuprate “perché se lo meritano”, “perché vanno in giro in minigonna” e la donna cannone di De Gregori. E poi il triste racconto di lei bambina in orfanotrofio perché la madre Nadia si è tolta la vita quando lei aveva appena cinque anni, stuprata quando ne aveva 13 e ancora stuprata “dal sistema che l’ha costretta al silenzio”. “E quando si diede fuoco l’uomo che l’aveva violentata era lì vicino che la guardava bruciare”.
Parole che tolgono il fiato e tolgono il fiato anche a Rula che si commuove e continua a ripetere i numeri delle donne violentate o molestate in Italia solo nell’ultimo anno: 3.500.000. Solo nell’ultima settimana sono state uccise sei donne, da uomini loro vicini. E, ricordando lo stupro di Franca Rame, poi finisce: “ Io sono diventata quello che sono grazie a mia madre Nadia e grazie a mia figlia Miral (seduta in platea). E dobbiamo a tutte le figlie e a tutte le ragazze un mondo in cui le donne possono fare ciò che vogliono senza timori”.
Conclusione: “Domani chiedete a Rula come era vestita sul palco del Festival, ma non chiedete più a una donna come era vestita quando la stupravano”. Una grande testimonianza, che rimarrà nella storia del Festival e un grande messaggio per tutte le donne e “gli uomini per bene”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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