Seni nudi, croci e blasfemia: marketing di popstar in crisi

Da Madonna a Lady Gaga a Rihanna, molte le cantanti che per tenersi stretti i fan ricorrono alle provocazioni più assurde

Seni nudi, croci e blasfemia:  marketing di popstar in crisi

Fare la popstar in tempi di crisi è un mestieraccio. Dischi che non si vendono, concerti che soffrono la congiuntura, concorrenza spietata dato che, come spiegava Renzo Arbore, «il successo è una fetta di pizza la cui area è inversamente proporzionale al numero di altre fette di pizza». E la popstar che fa? Quello che farebbe qualsiasi bravo venditore di prosecco o caciocavalli: s’ingegna. In fin dei conti Pop non è solo l’abbreviazione di «popoular». Nel linguaggio del marketing è l’acronimo di «point of purchase», punto d’acquisto. Che in certi casi coincide col personaggio. Il personaggio popstar s’ingegna, dunque, e attraverso le pagine dei giornali, le apparizioni tv e live, i commenti su facebook, sforna a nastro forme di marketing alternativo, ad alto tasso di provocazione. Molte popstar più che cantanti e autori sembrano forzati della trasgressione, pure un po’ in affanno.
Il primo esempio è Madonna. Le vendite dell’ultimo disco vanno così così (Mdna si trova su Amazon a 33 centesimi di euro), in compenso dall’inizio del tour il pubblico ha potuto assistere alla polemica tra la Material girl e la rivale Lady Gaga, accusata di copiarle le canzoni. Alla polemica con Marine Le Pen, la leader dell’estrema destra francese, il cui viso è stato proiettato sul megaschermo al concerto di Tel Aviv con una svastica in fronte. Al capezzolo della cinquantaquattrenne Ciccone scoperto sul palco di Istambul: più che una promessa, ormai una minaccia per il pubblico. E a Roma sono arrivate le provocazioni contro la chiesa cattolica, che da Cattelan in poi non sarebbero merce nuovissima. E in più aggiunge rivelazioni piccanti alla stampa: «Sono drogata di lassativi e di energy drink. È il mio elisir di eterna giovinezza», ha detto la regina del pop al Daily Mail. «Un mix di prodotti vegetali dalle proprietà lassative - ha spiegato meglio - aggiunti alle vitamine contenute in un nuovo tipo di drink che sta spopolando in America». Molta fatica e molto ingegnarsi per non raggiungere il tutto esaurito, almeno nelle tappe italiane della tournée.
Va meglio alla nemicona Lady Gaga, che almeno è riuscita a farsi censurare dai fondamentalisti islamici lo spettacolo di Jakarta: una botta pubblicitaria notevole. La censura ai concerti è merce rara, in Occidente, bisogna andarsela a pescare in Indonesia, come le perle. Ma non è l’unico colpo di Lady Gaga. Il 10 giugno infatti, durante un concerto ad Auckland, in Nuova Zelanda, la Germanotta si è beccata un palo in testa: un pezzo della scenografia le è crollato sul capo non impedendole di finire lo show, e di pubblicare il giorno dopo le foto con tanto di lividi e bozzi, che hanno fatto il pieno di click su internet. Del resto la Lady è stata capace di far discutere per una settimana per aver pubblicato, nello scorso marzo, un autoscatto senza trucco.
E poi naturalmente c’è Rihanna, che avrebbe girato lo spot di intimo di Armani usando, a quanto ne scrive il Sun, una modella come controfigura per seno e sedere. La bellezza etno-abbondante delle Barbados sarebbe andata un passo oltre le solite cantanti che in fase di registrazione si fanno sostituire da una vocalist «vera». Con Rihanna siamo, letteralmente, alla stella col culo degli altri. Ma con la botta in testa di Lady Gaga siamo già quasi al limite del codice semiologico della popstar: l’autolesionismo (per ora involontario) come provocazione esasperata. Il passo successivo potrebbe essere l’automutilazione sul palco, come succedeva al cantante punk di New York GG Allin. Ma naturalmente c’è un livello ancora più estremo di consacrazione. Non stiamo parlando della morte, un luogo comune dal Romanticismo in poi, che pure agli eredi di Amy Winehouse e Michael Jackson ha fruttato milioni di dollari. Ma direttamente della resurrezione, sotto forma di ologramma. Dopo quello del rapper 2Pac la Digital Domain Media Group, società californiana di effetti speciali fondata dal regista James Cameron, sta preparando il ritorno in scena di Elvis Presley.

Nei prossimi mesi rivedremo Elvis dal vivo, sul palco, sotto forma di ologramma, con qualità d’immagine ottima. Vita, morte e resurrezione. Pure da morto non si accontentano di sfruttarti, ti mettono di nuovo a lavorare sul palco. Proprio un mestieraccio la popstar.

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