"Anche oggi si viene tacciati di fascismo se non di nazismo se uno osa parlare dell'invasione titina e della svendita da parte del governo, e degli alleati, delle nostre terre dove, è bene ricordarlo, si parlavano il veneto e l'italiano". Umberto Smaila, intervistato dal Tempo, parla della sua infanzia da friulano figlio di esuli.
"Il cugino di mio padre - racconta - era un partigiano infoibato alla fine della Guerra. I titini lo hanno buttato nella buca, come tanti altri. Mia madre sta per fare 91 anni ed è ancora attivissima nell'associazionismo. Anch'io ho sempre partecipato alle giornate del Ricordo, a Verona". Smaila, sulle foibe, ci va giù duro:"Foibe, esodo: tutto è stato cancellato per decenni, fino a qualche anno fa anche se è stato un recupero tardivo. Prima era tabù".
Nessuna paura di essere tacciato etichettato come fascista:"Ma che mi frega, lo facessero pure. Oggi possono dirti qualsiasi cosa, specie sui social network. Dico delle cose vere, questo per me è l'unica cosa che conta". E aggiunge: "Destra e sinistra sono termini superati. Secondo me non lo sanno più neanche i politici da che parte stanno". Parlando del suo ultimo film, Smaila spiega: "Sì, ci sono delle tensioni con dei rifugiati etiopi mandati lì dal comune, ma i quattro Ratti riescono a favorire l' integrazione.
Certo - arriva la stoccata -, mi piacerebbe che tutti i migranti in Italia si comportassero bene come quelli del nostro film. Li abbiamo scelti etiopi perché provenienti da un' ex colonia italiana, ci saranno un po' di riferimenti sulla nostra storia".
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