"So far bene la parte dell'attore incapace recitando Shakespeare"

Il divo, con autoironia, protagonista in teatro di «Odio Amleto», pièce su un artista in crisi

"So far bene la parte dell'attore incapace recitando Shakespeare"

Un bellissimo divo delle fiction tv, tanto amato dalle donne quanto snobbato dai critici, per dimostrare di saper recitare decide di debuttare in teatro con l'Amleto. No: non stiamo parlando di Gabriel Garko. Anche se le analogie (intenzionali) fra la popolarissima star de L'onore e il rispetto e l'attore cane che si confronta col proverbiale ruolo (nella commedia Odio Amleto, dal 3 ottobre alla sala Umberto a Roma) ci sarebbero. E proprio in questo consiste la trovata: «Quell'attore incapace sono io! ride il bellissimo, con senso autoironico - E sono io il primo a dirlo, prima che siano gli altri a dirlo a me».

Complimenti per l'autocritica. Ma come le è venuta l'idea?

«Semplice. Volevo tornare al teatro (c'ero già entrato nel 2001, e dalla porta principale: con Ronconi per Quel che sapeva Maisy). Ma cercavo il testo giusto. Quando ho letto questa commedia di Paul Rudnick, che a Broadway è stata fatta da Edward Norton, ho preso a ridere da solo: ma questo sono io! ho pensato. Ecco un modo divertente per prendermi in giro. Che richiede anche una dose di umiltà. Già: perché io so perfettamente chi sono, quali sono i miei pregi, quali i miei difetti. Lo so meglio di chi mi critica».

Nella commedia, diretta da Alessandro Benvenuti, il divo tv va ad abitare nella casa di un celebre Amleto del passato, John Barrymore. E sarà proprio il fantasma del defunto mattatore (Ugo Pagliai) ad «imbeccare» il malcerto debuttante.

«Che poi è più o meno quanto è successo anche nella realtà. Che carino Pagliai: lui e Paola Gassman (c'è anche lei, in scena) prodighi di consigli esattamente come i loro personaggi nei confronti del mio!».

E non teme che questo gioco di specchi sia preso troppo sul serio? I teatranti sono notoriamente snob...

«Al contrario: i mostri sacri come Ugo e Paola sono persone spiritose. Tuttavia inutile nascondersi dietro un dito: il problema c'è stato. E' ovvio che qualcuno nell'ambiente mi vede come un intruso. E il pubblico teatrale è più esigente di quello della tv; fin qui però (lo spettacolo ha fatto un giro in provincia) hanno riso: hanno capito che mi prendo per i fondelli. I televisivi verranno per vedere il divo tv? Già: ma i teatranti per vedere Pagliai e la Gassman. Ci guadagniamo tutti e tre. E poi so che chi ti critica è perché t'invidia. Quanta gente che faceva a pezzi le mie fiction poi ho visto fare la fila per avere un ruolo in quelle stesse serie!»

Cosa le piace del teatro?

«Il pubblico nel buio. Non lo vedi ma lo senti respirare. Avverti subito se la sala è piena o mezza vuota, se c'è chi ti ama oppure ti odia. Incidenti? Una sera ho aperto una porta e m'è rimasta la maniglia in mano. Fortuna che questo è un testo comico».

E i guadagni? Con le fiction si fanno i milioni; col teatro la fame.

«Non m'importa. Mai dato peso ai soldi. Quel che dev'esserci davvero è l'entusiasmo per quanto faccio».

Ma i critici l'aspettano al varco. Se dovessero stroncarla?

«Non si può piacere a tutti. C'è chi dice bianco, chi dice nero... Se dai retta a chiunque apra bocca diventi scemo. Charlie Chaplin disse una cosa che adoro: Ti criticheranno sempre, parleranno male di te, sarà difficile incontrare qualcuno cui tu possa piacere così come sei. Quindi vivi, e fai quello che ti dice il cuore!».

E poi alle sfide lei è abituato: in tv ha fatto Sanremo, al cinema ha incontrato vari maestri...

«E ogni incontro ha avuto i suoi pro e contro. Sanremo è una giostra ma anche un delirio: la testa ti parte come dentro un frullatore. Con Franco Zeffirelli (con cui girai Callas forever) vivi magia e cultura ai massimi livelli; ma se lui s'incavola meglio non trovarsi nei paraggi. Con Tinto Brass (facemmo Senso 45) la vita si vive con passione; ma se gli presenti la fidanzata corri qualche rischio. Con Ferzan Ozpetek (mi chiamò per Le fate ignoranti) il lavoro è una gioia... Ma poi lui non mi ha più chiamato per lavorare insieme!».

Scusi l'impertinenza: a parte Odio Amleto, all'Amleto vero ci arriverà mai?

«Shakespeare? Beh: se ne sentirò il desiderio... perché no? Tutto è possibile. Mai dire mai».

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