Da “Divorzio all’italiana” a “Lei mi parla ancora”: sessant’anni di carriera per Stefania Sandrelli, tra le leggende del cinema italiano. L’attrice di Viareggio è tra le grandi protagoniste del Magna Graecia Film Festival di Catanzaro, dove sarà premiata con la Colonna d’Oro alla Carriera. L’ennesimo riconoscimento di una carriera straordinaria. “Sì, più unica che rara”, ha ammesso ai nostri microfoni.
Ha ricevuto un grande amore e ha sempre testimoniato la sua gratitudine. Che bilancio fa della sua carriera?
“Io in genere non amo parlare di me in modo meraviglioso, anzi (ride, ndr). Però credo che la mia carriera sia più unica che rara, almeno nel panorama del cinema italiano. Ho iniziato talmente presto, ho lavorato con tutti i fenomeni del cinema italiano. Immagino che non ci sia qualcuno con una carriera come la mia e lo dico con il cuore in mano, non per vantarmi. Chi si loda s’imbroda, del resto”.
Ha invece qualche rimpianto?
“No, direi di no. Credo di avere una predisposizione al mio lavoro. Amo i lavori con tanta gente, non amo lavorare da sola. Mi piace il cinema perché è fatto da una moltitudine di persone e mi accorgo benissimo quando manca qualcuno. Mi piace il lavoro di collaborazione. Avevo scelto di fare la ballerina classica, ma sono diventata un po’ troppo formosetta (ride, ndr). Avrei perso tempo e penso che non ci sia niente di peggio che perdere tempo”.
Su questo non c’è dubbio…
“E poi la danza non è molto lontana da quello che è il mio lavoro. Il mio lavoro è un fatto tecnico, come il balletto. Io volevo diventare come Ludmilla Tchérina, non volevo diventare una ballerinetta di avanspettacolo. Ero pazza del balletto. Ma probabilmente non sarebbe stato nemmeno opportuno. Diciamo che mi è andata meglio così”.
C’è una critica o una maldicenza che le ha fatto male?
“Una volta sola, non ricordo chi fosse. Era un critico abbastanza noto, ma evinsi dalla lettura della sua critica che non aveva neanche visto il film. Non mi chieda troppo, perché non ricordo né il film, né il critico: sono passati una quarantina d’anni (ride, ndr). Quando le cose vanno così mi dispiace molto, mi arrabbio. Ma è successo una volta sola, non mi posso lamentare”.
Lei è stata e continua a essere un’icona di libertà. Oggi, però, sembra esserci più pudore per determinati temi rispetto ad anni fa. È un controsenso…
“No, c’è solo una cosa di cui non si ha pudore: la vergogna. Qua non c’è nessuno che si vergogna. In linea di massima, ovviamente”.
Lei è la signora più sensuale del cinema italiano. La sua femminilità ha tracciato un solco, c’è un perché?
“Perché io sono esattamente il contrario. Gioco, mi diverto ed ecco che la sensualità arriva. Probabilmente è quello il motivo: basta giocare, senza prendersi troppo sul serio. Ma io non mi sono mai sentita sensuale (ride, ndr)”.
Si parla molto di rivoluzione femminile, ma sembra procedere a rilento…
“Io credo molto nelle donne, nella diversità rispetto all’uomo. Trovo le donne meno aggressive e questo non mi dispiace. Il domani sarebbe forse opportuno che lo prendessero in mano le donne. Anche se ci sono donne e donne…”.
Non ci sono dubbi…
“Sa da cosa capisco quello che sto dicendo? Dal fatto che tutti i migliori registi avevano una sensibilità femminile. Ho detto tutto. Pur mantenendo una loro sessualità di uomini, avevano una spiccatissima sensibilità femminile. Ho la facoltà per affermarlo”.
Ha ancora un sogno da realizzare?
“Ne ho tanti, come sempre. Ho la testa piena di sogni, è difficile sceglierne uno. E’ come cercare l’ago in un pagliaio. Lo scopriremo…”.
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